LA SCOMPARSA VENEZIA Un intellettuale tanto raffinato, quanto generoso. Un uomo

LA SCOMPARSA VENEZIA Un intellettuale tanto raffinato, quanto generoso. Un uomo
LA SCOMPARSAVENEZIA Un intellettuale tanto raffinato, quanto generoso. Un uomo alla ricerca del senso delle cose, nell'architettura come nella vita. Benito Paolo Torsello,...

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LA SCOMPARSA
VENEZIA Un intellettuale tanto raffinato, quanto generoso. Un uomo alla ricerca del senso delle cose, nell'architettura come nella vita. Benito Paolo Torsello, architetto, teorico del restauro, è morto domenica a Genova, la città dove si era trasferito nel 91, dopo oltre trent'anni passati a Venezia. E nella città lagunare tanti lo ricordano in questi giorni con stima e affetto. Qui vive e lavora suo figlio maggiore, l'architetto Alberto Torsello, ieri a Genova per i funerali.

Classe 34, originario di Alessano, in provincia di Lecce, il giovane Benito Paolo Torsello era arrivato in laguna per studiare architettura. Laureatosi allo Iuav nel 59, a Venezia aveva iniziato l'attività professionale, ma anche la carriera accademica. Il restauro era presto diventato il suo settore di ricerca, a cui si era dedicato con passione. Nel 77 aveva fondato il laboratorio di fotogrammetria, all'avanguardia in Europa. Associato di restauro allo Iuav nell'84, nel 91 aveva vinto la cattedra di ordinario a Genova, dove si era trasferito e aveva fondato la scuola di specializzazione in restauro dei monumenti. A Genova lascia la seconda moglie Luisa e le figlie Chiara e Giulia.

«É stato uno dei grandi protagonisti della disciplina del restauro allo Iuav - ricorda l'ex rettore Marino Folin - Una persona di grande sensibilità, intelligenza, raffinatezza». Tra i suoi allievi anche la futura soprintendente Renata Codello: «È stato un grande studioso che ha aperto nuovi orizzonti. Gli dobbiamo moltissimo. La fabbrica antica per lui era il luogo dell'analisi e della ricerca, senza la furia progettuale di cambiare quello che non ci piace. É stato un innovatore raffinato, al principio dell'archistar opponeva la ricerca». Codello ricorda anche come fosse amato dagli studenti: «Richiedeva moltissimo, ma trasmetteva un entusiasmo enorme». «Papà era un uomo che nasceva dal fare - racconta il figlio Alberto - Curioso, grande sperimentatore. Il restauro per lui era fonte di conoscenza e sperimentazione. Un uomo del sud che ha lavorato tanto, senza appoggi». In pensione da dieci anni, aveva continuato a insegnare nella scuola di specializzazione, ma anche all'università della terza età. Eclettico, dipingeva e fabbricava pipe. L'ultimo suo divertimento è stato Fabula, un libro di favole sulla sua vita e le sue passioni.
R. Br.
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Il Gazzettino