LA RICERCA PADOVA Cosa si prova ad avvicinarsi agli altri, a fin di bene, in

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LA RICERCAPADOVA Cosa si prova ad avvicinarsi agli altri, a fin di bene, in tempo di distanziamento sociale? Perché si sceglie di abbracciare la filosofia dell'aiutare? E quale...

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LA RICERCA
PADOVA Cosa si prova ad avvicinarsi agli altri, a fin di bene, in tempo di distanziamento sociale? Perché si sceglie di abbracciare la filosofia dell'aiutare? E quale percezione si ha del rischio contagio? Ne dà conto La città si attiva. Il volontariato e la fase 1 del Covid-19, il report della ricerca condotta dal gruppo di ricercatrici e ricercatori del Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione dell'Università di Padova, il cui responsabile scientifico è il professor Massimo Santinello.

Il questionario è stato inviato per e-mail nel periodo 17 aprile-4 maggio a tutti i volontari e le volontarie che hanno dato la disponibilità al progetto Per Padova noi ci siamo: hanno risposto 418 persone, 299 delle quali hanno completato il documento (71,5%). Considerando che al 24 aprile i volontari che stavano già svolgendo attività erano 613, il campione ne rappresenta circa la metà (48,8%). Ebbene, sono per la gran parte donne (66,6%), età media 40 anni, di nazionalità italiana per il 92,3%. Sono colti: 54,5% laureati, 7,7 hanno un master, 32,8 un diploma di maturità, il 5% la scuola dell'obbligo. La quasi totalità ha un lavoro: solo il 4,3% dichiara di essere disoccupato e l'1,7% di essere in cerca della prima occupazione. Pochi anche i pensionati (8,4%), ma va considerato il rischio di questa fascia di popolazione.

Ai partecipanti all'indagine è stato chiesto di indicare 4 parole che meglio esprimessero la loro motivazione: utile, solidarietà, aiuto, importante. Rispetto alla percezione dell'emergenza invece le parole sono state: paura, cambiamento, opportunità. La gran parte dei volontari afferma di essersi occupata di attività come la consegna delle mascherine alle persone over 75, la distribuzione dei buoni comunali per le famiglie in difficoltà economica e la consegna della spesa e dei medicinali. Gli intervistati hanno indicato anche altre attività di centralino, ruoli di gestione di materiali da distribuire, coordinamento di altri volontari, accoglienza alle persone senza dimora. Rispetto alla percezione personale del rischio il 22,6% dei volontari definisce la situazione di emergenza come molto grave per la propria salute mentre il 73,5% molto grave per la popolazione italiana: il 27,7% dichiara di apprezzare di più il valore della propria vita e il 22,9% prova un maggior senso di vicinanza con le persone.
F.Capp.
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Il Gazzettino