LA POLEMICATREVISO Alberghi aperti e vuoti. O chiusi e in attesa di vedere la luce in fondo al tunnel. Con possibilità di smart-working, belle sulla carta ma onerose e quindi mai...
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TREVISO Alberghi aperti e vuoti. O chiusi e in attesa di vedere la luce in fondo al tunnel. Con possibilità di smart-working, belle sulla carta ma onerose e quindi mai diventate stato di fatto. Il settore alberghiero attraversa una crisi che pare non trovare risposte. La proposta del presidente provinciale di Federalberghi Giovanni Cher di vincolare l'accesso al possesso del passaporto vaccinale però divide gli albergatori trevigiani. «Il soggiorno in hotel solo con passaporto vaccinale sarebbe un boomerang. E svuoterebbe ulteriormente gli alberghi. La proposta sarebbe condivisibile solo se ci fosse un piano certo di vaccinazioni a tappeto. E così non è», commenta Federico Capraro, presidente Ascom Treviso e albergatore.
LA PROPOSTA
«È la strada più logica, l'unica possibile per sconfiggere la pandemia» ha rilanciato Cher. Ma subito il presidente di Unioncamere Mario Pozza si è detto perplesso, sottolineando come vaccinare da qui a giugno 63 milioni di persone (tante le presenze turistiche in Veneto) sia impossibile. La stessa perplessità corre sul filo dell'intervento di Federico Capraro. «Le categorie alberghiere dovrebbero essere fra quelle prioritarie sul fronte della vaccinazioni. Ma sul fronte clienti e sull'idea di accogliere solo quelli immunizzati bisogna tenere conto dell'effettivo andamento della campagna vaccinale. Se raggiungiamo piani tali per cui i numeri ci coprono, allora questo ragionamento ci permette di non escludere nessuno e di far si che coloro che si spostano sono turisti non portatori di virus. Altrimenti questo ragionamento è teorico ma di difficile applicazione». Cher tuttavia ribadisce la bontà dell'idea: sdoganare un'ospitalità Covid free alla fine sarebbe un biglietto da visita invidiabile per tutto il Veneto. Ma considerando che il piano vaccinale sta andando a rilento e che gli ultimi ad essere vaccinati saranno proprio coloro che per fascia d'età possono essere i visitatori ideali, si corre il rischio che gli albergatori trevigiani vedano ancora un'estate di vuoto pneumatico. «Ma la mia è una proposta e una provocazione - ribadisce Cher -. Io ho riaperto dopo Natale e ora richiuderò. Perchè è inutile, quando si aprono le regioni alla zona gialla i contagi incominciano a risalire. A quel punto si devono richiudere le regioni per passare all'arancione. Il che per noi equivale a non lavorare più. Se le persone non possono spostarsi, non utilizzano l'hotel. Dunque, se noi continuiamo a ballare da zona rossa a zona arancio, il turismo trevigiano sarà in ogni caso desertificato. Come categoria chiediamo di spingere al massimo sui vaccini. Solo la copertura garantirà agli alberghi di poter sopravvivere».
IL TREND
Ad oggi il piano vaccinale va chiaramente a rilento. Anche per questo quasi tutti gli hotel della Marca hanno cercato di sopravvivere grazie a nuove soluzioni. A partire dallo smart working. DayBreakhotels.com, la start up nata nel 2014 per rendere disponibili anche di giorno stanze e servizi di hotel di lusso in 16 paesi nel mondo, ha rivoluzionato il concetto stesso di albergo, puntando a massimizzare l'uso delle stanze e dei servizi, che diventano accessibili non solo per il pernottamento e non solo per i turisti ma anche di giorno e per i residenti delle città o per chi viaggia in giornata sia per lavoro o che per vacanza. Ma l'hotel come ufficio funziona davvero? «La proposta smartworking, che ha anche un suo innegabile appeal-riprende Capraro- ha oggi numeri molto bassi. Bisogna tener conto di come in questo anno tutti si sono molto attrezzati in casa e in termini di connessioni, dispositivi e spazi. Non ho contezza di grandi numeri».
Elena Filini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino