La peste suina in Cina spinge i prezzi della carne di Marca

La peste suina in Cina spinge i prezzi della carne di Marca
IL MERCATO TREVISO È la (spietata) legge di mercato: le difficoltà...

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IL MERCATO

TREVISO È la (spietata) legge di mercato: le difficoltà dei produttori di un paese si trasformano spesso in un vantaggio per quelli di un altro. Così la peste suina che sta flagellando gli allevamenti cinesi, e ha costretto le autorità del gigante asiatico ad abbattere 200 milioni di capi nell'ultimo anno, spinge in alto i prezzi della carne di maiale italiana. Con gli evidenti benefici anche per le aziende agricole trevigiane. Nella Marca, infatti, si concentra un quinto dell'intera produzione regionale, seconda provincia dopo Verona. «Da giugno 2019 è iniziata un'inversione di tendenza, che sta proseguendo anche in questo inizio 2020 spiega Rudy Milani, presidente degli allevatori suinicoli di Confagricoltura Treviso e Veneto - Le quotazioni sono passate da 1,13 euro al chilo agli attuali 1,80 euro. All'Italia, che non è autosufficiente, è mancata infatti la quota dei paesi europei che in parte la rifornivano e che ora esportano in Cina, e perciò il prezzo dei maiali da macello nazionali è schizzato in alto. L'industria della trasformazione per anni aveva acquistato materia prima all'estero, ma ora deve rifornirsi sul mercato interno». Una boccata d'ossigeno preziosa, dopo un decennio molto duro. Gli allevatori sperano che sia l'occasione buona per l'affermazione di una reale tracciatura del made in Italy, a partire dalla materia prima, nella filiera produttiva dei salumi. E chiedono anche di allentare le prescrizioni relative all'esportazione verso la Cina (oggi limitata alle frattaglie, escludendo i tagli nobili) per poter sfruttare gli spazi commerciali aperti dalla carenza di prodotto locale. Accanto alle note positive, però, c'è il timore che la peste suina arrivi anche qui. La malattia non è contagiosa per l'uomo, ma si propaga rapidamente, anche tramite gli animali selvatici, come i cinghiali. Focolai sono già stati isolati in alcuni allevamenti in Polonia, non molto distante dal confine con la Germania. «Nell'intera Pedemontana trevigiana la popolazione dei cinghiali continua ad aumentare a dismisura ribadisce Milani - arrivando a contare migliaia di esemplari che creano danni ad ambiente e attività agricole. Bisogna adottare misure di contenimento efficaci, con catture e abbattimenti mirati, anche per evitare il diffondersi di una malattia catastrofica come la peste suina negli allevamenti, che comporta l'abbattimento immediato di tutti i capi e il blocco delle esportazioni di carni suine e derivati».

Mattia Zanardo
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Il Gazzettino