LA CRISI PORDENONE I sindacati lanciano l'allarme per il futuro dei lavoratori

LA CRISI PORDENONE I sindacati lanciano l'allarme per il futuro dei lavoratori
LA CRISIPORDENONE I sindacati lanciano l'allarme per il futuro dei lavoratori dei punti vendita Euronics Galimberti di Udine, Fiume Veneto e Trieste. ...

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LA CRISI
PORDENONE I sindacati lanciano l'allarme per il futuro dei lavoratori dei punti vendita Euronics Galimberti di Udine, Fiume Veneto e Trieste.

In totale, calcola Fabiano D'Elia, sindacalista della Fisascat Cisl, che sta seguendo la vicenda in stretto contatto con i colleghi della parte nazionale, in Friuli Venezia Giulia si tratta di «circa 60 dipendenti fra full time e part time». In particolare, nel negozio del capoluogo friulano, ospitato al Terminal Nord alle porte di Udine, si parla di 16 lavoratori, di cui tre part-time, mentre nel punto vendita della Destra Tagliamento, inserito nella galleria del centro commerciale GranFiume, i dipendenti sarebbero 17, di cui uno a tempo parziale. L'altro store in regione è quello di Trieste, al centro commerciale Il Giulia. La Galimberti spa, con quartier generale a Limbiate in Lombardia, sottolinea D'Elia, «ha 75 punti vendita a livello nazionale  per un totale di circa 500 dipendenti». Come si legge sul portale dell'azienda, il gruppo Galimberti, un colosso del settore in Italia, specializzato nella vendita al dettaglio e all'ingrosso di elettrodomestici ed elettronica di consumo, è nato nel 1954: è della seconda metà degli anni Settanta il lancio - con altri soci - di Get, oggi Euronics, il primo gruppo di acquisto a livello nazionale dedicato agli elettrodomestici. «In un incontro sindacale avvenuto a Roma su scala nazionale aggiunge D'Elia -, ci hanno informato che da parte aziendale è avvenuta la presentazione al Tribunale di Milano di un concordato in bianco a causa di una serie di difficoltà legate a molteplici fattori». «Il concordato, se venisse accettato entro i canonici 60 giorni, a detta della Galimberti - prosegue il sindacalista friulano - garantirebbe una volontà di riorganizzazione aziendale in questi termini: il ricorso ad un salvataggio interno e l'affidamento ad uno studio di consulenza per la valutazione, entro una ventina di giorni, di mantenimento di una parte di punti vendita in capo all'azienda ed il restante da cedere a terzi, attraverso una ricognizione mirata capace di attrarre a pacchetto i negozi». Ma, conclude, «non ci hanno assolutamente detto quale sia il perimetro dei negozi da cedere». Da qui la preoccupazione del sindacato anche per il destino dei dipendenti friulani, «che hanno famiglia da mantenere e mutui da pagare». «In precedenza, non c'erano mai stati segnali di crisi. Siamo caduti dalle nuvole». Le prime avvisaglie che qualcosa non andava, dice, si erano avute già a dicembre, per esempio, per «la merce che non arrivava in negozio come sempre». Fortunatamente, spiega D'Elia, «per quanto riguarda le retribuzioni, fino ad oggi il personale ha ricevuto regolarmente il salario, mese per mese». Il sindacalista ricorda che «in alcuni punti vendita si è già da tempo in regime di contratto di solidarietà, scongiurando, almeno per il momento, la collocazione in mobilità di 89 dipendenti». E contratti di solidarietà riguarderebbero, a quanto si può apprendere, anche Udine e Fiume Veneto. La direzione di questi due negozi friulani, contattata telefonicamente, fa sapere di non poter rilasciare in merito alcun tipo di informazione.
Camilla De Mori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino