L'INCONTRO UDINE La trattativa è stata aperta, ma i giostrai...
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UDINE La trattativa è stata aperta, ma i giostrai chiederanno comunque al Comune il rimborso delle spese vive. A farli arrabbiare, infatti, non è stato tanto l'annullamento del Luna Park di Santa Caterina, quanto il fatto di essere stati obbligati a venire a Udine, pena il non potervi partecipare per i prossimi tre anni: è questa, infatti, la sanzione prevista dal Regolamento comunale del 2003, per gli operatori che, dopo aver fatto domanda, non disdicono entro una certa data ed è proprio questo che ha spinto molti di loro (36 in tutto) a venire in città, nonostante l'aumento dei contagi. E ieri, nell'incontro avuto a Palazzo D'Aronco, il sindaco Pietro Fontanini ha dato la sua disponibilità a rivedere il disciplinare. Gli operatori erano già arrivati la scorsa settimana e il Luna Park avrebbe dovuto aprire i battenti sabato nel parcheggio dello Stadio Friuli, ma proprio sabato è arrivato il parere negativo del Dipartimento di Prevenzione, cui si è aggiunto, domenica, il nuovo Dpcm. «Capisco ha detto il primo cittadino -, che in questo momento ci sia, in molti settori, un'insofferenza sempre maggiore nei confronti delle restrizioni ma è importante che gli operatori capiscano a quale porta bussare, soprattutto nel loro interesse. Ho infatti cercato di spiegare che il Comune, a fronte della garanzia del rispetto di tutte le misure di sicurezza, aveva autorizzato la manifestazione ma, come era ovvio che fosse, al netto di eventuali successivi provvedimenti di ordine superiore, come sono stati prima il parere del Dipartimento di Prevenzione, e poi il nuovo Dpcm. Sulla base di quanto emerso, comunque, mi impegno a modificare il regolamento che disciplina la presenza del Luna Park in città». «Si è aperto un tavolo di trattativa ha commentato Jonny Medini, che ha partecipato all'incontro in rappresentanza dei giostrai -. Tutto il problema è nato dal Regolamento obsoleto: già da luglio avevamo cercato di contattare l'ufficio competente, ma non siamo mai riusciti a incontrarlo». E così, ieri, gli operatori hanno cominciato lo smontaggio delle giostre, mai entrate in funzione: «Non ce l'abbiamo col Comune per l'ordinanza di chiusura, così come non ce l'abbiamo col Governo per il Dpcm per la sospensione ha commentato uno dei referenti, Paolo Grandi -, quello che ci fa arrabbiare è stata la mancanza di dialogo con l'ufficio competente. Data la particolarità della situazione, avevamo chiesto una deroga alla sanzione dei tre anni, ma ci è stata negata. È per questo che non chiederemo il rimborso del mancato guadagno, ma quello delle spese vive: spostare una grande attrazione da Verona o Vicenza costa circa 4mila euro. Se ci avessero concesso la deroga, quei soldi avremmo potuto tenerli da parte».
Al.Pi.
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Il Gazzettino