L'ESPOSIZIONE C'è tutta la nostra storia più recente. Slogan azzeccati

L'ESPOSIZIONE C'è tutta la nostra storia più recente. Slogan azzeccati
L'ESPOSIZIONEC'è tutta la nostra storia più recente. Slogan azzeccati che hanno fatto il successo di quel prodotto. Fotografie immediatamente identificative di quell'oggetto o...

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L'ESPOSIZIONE
C'è tutta la nostra storia più recente. Slogan azzeccati che hanno fatto il successo di quel prodotto. Fotografie immediatamente identificative di quell'oggetto o di quel genere alimentare. C'è, insomma, il prezioso tesoro di immagini, disegni, colori e vocaboli che sono entrati nel gergo comune, in quello quotidiano e che soprattutto ci aiutano a dare definizioni pubblicitarie nel discorso di tutti in giorni. Chi non ricorda nel suo parlare Il logorio della vita moderna. Sicuramente i cinquantenni di oggi si ricorderanno anche di quell'attore, Ernesto Calindri con il suo tavolino da bar in mezzo al traffico (di allora) caotico.

A sedici mesi dal suo esordio con la prima mostra, del ciclo ternario degli Illustri Persuasioni, dedicata a La Belle Époque, seguita poi dalla rassegna Tra le due guerre, il Museo Nazionale Collezione Salce di Treviso presenta, da sabato 29 settembre al 17 marzo, Verso il boom 1950-1962, che conclude quel progetto cronologico, poiché con il 1962 arriva alla fine anche la vita del collezionista, il trevigiano Nando Salce (1878-1962), che aveva raccolto quasi 25 mila manifesti pubblicitari lasciati in eredità allo Stato. Realizzata sotto la guida di Marta Mazza direttrice dell'istituto, presenta novantadue tra manifesti, locandine e cartoni sagomati, definiti teatrini che erano il messaggio pubblicitario immediato di quei tempi dove non vi era Internet e tanto meno i social media, ma dove si affacciava da poco la televisione (1954) e la pubblicità era soprattutto muraria.
FIDUCIA NEL FUTURO
La corrispondenza tra le realtà vissute e i temi delle opere esposte evidenzia il crescere di una fiducia verso il futuro: se, quindi, la prima sezione, Artifici del gusto, artifici dell'igiene, prende l'avvio con le espressioni di ottimismo americano del marchio Coca Cola, subito dopo s'impongono mirando al sodo le essenziali ed espressive composizioni di Erberto Carboni per la pasta all'uovo Barilla o l'olio d'oliva Bertolli. Con la memoria ancor viva dei recenti tempi di fame per la guerra, infatti, quelle immagini aprivano il cuore, e così facevano gli oggetti per la vita pratica della seconda sezione, Nuovi strumenti, nuove opportunità, con televisori, scooter, Olivetti elettriche e altro. Geniali, per non dire addirittura profetici per i tempi i manifesti Pirelli di Engelman (1952) il cui disegno consta solo di tracce nere di pneumatico che attraversano il foglio da parte a parte. Un segno straordinario che non solo fin da subito diede segno di vivacità, ma fece capire fin da subito l'avvento della motorizzazione di massa.
IL MANIFESTO POPOLARE
Quel che emerge dalla rassegna del Museo Salce è anche l'accento sulle richieste fatte dalle aziende ai cartellonisti affinchè sviluppassero serie di manifesti su singoli prodotti. Così fecero per Chlorodont, Lux, Omo, Pirelli e Carpano, il cui Punt e Mes ispirò Armando Testa, già autore del celebre logo con una sfera che sovrasta una semisfera, entrambe rosse. Va ricordata anche l'idea di svolgere come un racconto, tra il 1949 e il '56, il ciclo di Brindisi storici, pancia contro pancia, tra un Re Carpano (testa a collo di bottiglia e manto sontuosamente decorato con disegni tratti dalle etichette) e personaggi come re Umberto I, Cavour, Napoleone.
Trentatré gli autori presenti - tra i quali spiccano Boccasile, Carboni, Dudovich, Grignani, Munari, Nizzoli - undici dei quali stranieri (cèchi, francesi, svizzeri, olandesi, ucraini, americani), oltre ai vari non identificabili.

L'esauriente catalogo di Silvana Editoriale, con testi di Marta Mazza, Alberto Cibin, Roberta Rizzato e Serena Franzon, dedica l'ultima parte alla mostra Riccardo Guasco, Punt e a capo, manifesti sostenibili 100% bio, allestita nell'ambito del Treviso Comic Book Festival.
Ennio Pouchard
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino