L'Archivio senza sede bussa di nuovo ai privati

L'Archivio senza sede bussa di nuovo ai privati
PORDENONE - (v.s.) Chiusa definitivamente l'ipotesi di trasferire l'Archivio di Stato al primo piano di Punto Cardinale (l'edificio nuovo di zecca in piazzetta Costantini),...

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PORDENONE - (v.s.) Chiusa definitivamente l'ipotesi di trasferire l'Archivio di Stato al primo piano di Punto Cardinale (l'edificio nuovo di zecca in piazzetta Costantini), ricomincia da capo il lungo iter amministrativo e burocratico per l'individuazione dei nuovi locali. Nei prossimi giorni sarà l'Agenzia del Demanio a rispondere alla direzione dell'Archivio di Stato di Pordenone, che nelle scorse settimane ha riaperto la procedura. In una prima fase, si prevede che venga chiesta disponibilità di affittare beni di proprietà dello Stato, in cui ospitare i faldoni che contengono la memoria storica della città. In subordine, si procederà alla ricerca di locali di altri Enti pubblici (in passato c'era stata l'ipotesi anche degli spazi comunali di via Bertossi, poi naufragata). Si tratta di una lunga procedura che replica quanto già accaduto dalla primavera del 2012, quando, a causa dell'elevato rischio incendio, gran parte dei documenti furono spostati in parte a Mestre, in parte in un magazzino provvisorio di proprietà del Tribunale, e solo per un terzo rimasero nell'attuale sede dell'Archivio in via Montereale.

Solo al termine di questa prima fase - ripetutasi già lo scorso anno e quello precedente - sarà possibile aprire una nuova ricerca di mercato, con tanto di avviso pubblico rivolto a proprietari privati. Reiterando esattamente la stessa procedura dello scorso anno, quando fu individuato come idoneo il primo piano di Punto Cardinale. Il rifiuto da parte di Acquazzurra Srl, la società proprietaria dell'immobile, di ribassare del 15% il canone (già molto vantaggioso) come richiesto dalle norme del 2012 sulla Spending Review, ha di fatto comportato l'annullamento non solo la sua candidatura, ma anche le altre proposte di locazione inoltrate dagli altri privati. Le offerte, infatti, avevano validità di solo un anno, perciò sono di fatto «scadute».
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Il Gazzettino