L'ALLARME TREVISO «Non gettiamo la croce addosso alle case di riposo per

L'ALLARME TREVISO «Non gettiamo la croce addosso alle case di riposo per
L'ALLARMETREVISO «Non gettiamo la croce addosso alle case di riposo per i focolai. In queste strutture vivono delle comunità. Pur con le mille precauzioni, il coronavirus quando...

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L'ALLARME
TREVISO «Non gettiamo la croce addosso alle case di riposo per i focolai. In queste strutture vivono delle comunità. Pur con le mille precauzioni, il coronavirus quando entra può espandersi, proprio come nelle famiglie. Ognuno di noi sta facendo l'impossibile per fermarlo. Ma il rischio zero non esiste. Per quanto si controlli, fino a quando non arriverà il vaccino potranno nascere cluster praticamente ogni giorno». Non usa giri di parole Eddi Frezza, componente del coordinamento dei direttori dei centri servizi per anziani della Marca. Da guida dell'istituto Bon Bozzolla e di Casa Marani, conosce perfettamente le difficoltà che stanno attraversando le 54 case di riposo della provincia. Nelle ultime due settimane i contagi tra gli anziani sono aumentati di oltre il 73%. Si è passati da 196 a 340 positivi. Il virus è entrato in 33 strutture. Ci sono inoltre 137 operatori costretti in isolamento a casa. Ed è scattato l'allarme per il personale: quello in servizio rischia di non bastare.

L'APPELLO
L'appello più forte arriva dalla Casa Mozzetti di Vazzola, dove sono state contagiate 84 persone: 68 anziani su 96 e 16 operatori. «Siamo alla ricerca di personale infermieristico e di assistenza a tempo determinato che possa aiutare a superare l'attuale situazione» dicono dalla struttura. L'altro grande focolaio è esploso nella casa di riposo Tomitano Boccassin di Motta. Sono 47 le persone contagiate: 36 anziani e 11 operatori. «Il problema della carenza di personale nelle case di riposo nasce da una mancata programmazione. Prima dell'epidemia riuscivamo a reggere. Ma oggi se mancano un paio di infermieri e qualche operatore, si va in difficoltà fa il punto Frezza abbiamo gli stessi problemi degli ospedali. Il personale viene controllato ogni settimana. Ma se una persona si contagia il giorno dopo lo screening, restando asintomatico, rischia di portare il virus in tutta la struttura fino a quando non verrà sottoposto al successivo tampone. Chi dice che il sistema va rivisto dovrebbe anche proporre le soluzioni alternative».
LA POLEMICA

A proposito degli ospedali, al momento 17 medici e 130 tra infermieri e operatori sono in isolamento a casa perché positivi o contatti di positivi. Tra questi, 9 specialisti sono dell'ospedale di Montebelluna, tra ortopedici, internisti e pneumologi. L'Usl sottolinea che il contagio è avvenuto all'esterno. Non ci sono focolai in corso nei reparti. Fatto sta che il personale scarseggia. A Montebelluna si conta il ricovero di 122 pazienti Covid positivi (7 in Terapia intensiva). E ieri il Pd trevigiano ha chiesto di aprire un reparto Covid anche nell'ospedale di Castelfranco, fino ad ora tenuto pulito per la presenza dello Iov. «La pressione su Montebelluna è diventata intollerabile e il personale è allo stremo dicono Giovanni Zorzi e Nicolò Rocco, rispettivamente segretario e responsabile per la sanità del Pd vanno subito riaperte le porte del San Giacomo ai pazienti Covid non critici, così come è stato fatto in marzo, nella più totale sicurezza degli ospiti dello Iov». La linea dell'azienda sanitaria resta però un'altra. «L'ospedale di Castelfranco sta dando il proprio contributo accogliendo pazienti non positivi, che arrivano in particolare proprio da Montebelluna mette in chiaro il direttore generale Francesco Benazzi oggi è una valvola di sfogo indispensabile. Ricordo che in primavera c'era il lockdown. I ricoveri per altri problemi, di conseguenza, erano diminuiti. Adesso le cose sono diverse».
M.Fav
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino