«JUVE, COSÌ SEI FUORI DAL CAMPIONATO»

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LO SCONTRO
Un uomo solo al comando. Il castello di Andrea Agnelli si sta sgretolando pezzo dopo pezzo. Sia dal punto di vista politico sia da quello sportivo. A livello internazionale il numero uno della Juventus non gode più degli appoggi e della forza di un tempo e sul campo i bianconeri in questo momento sono fuori dalla Champions. Un danno pazzesco, anche a livello finanziario. L'ultima volta fu nella stagione 2010-11, in panchina c'era Luigi Delneri. Fu il punto più basso. Poi la risalita prepotente con due finali, perse, nell'Europa che conta e lo stradominio in Italia: 9 scudetti di fila. Il vento soffia forte e contrario ma Agnelli non accenna a cambiare strada. Il progetto Superlega è stato l'ultimo salto nel vuoto che ora rischia di costare carissimo: non a caso, in famiglia, si parla già di possibili sostituti (Alessandro Nasi e Del Piero in cima alla lista) con Elkann tentato dal possibile ribaltone. I bianconeri non hanno ancora abbandonato il progetto Superlega, Agnelli tira dritto e dopo aver rinunciato alle cariche in seno a Eca e esecutivo Uefa fa fronte comune con Florentino Perez, il presidente del Real è forse l'unica carta spendibile in questo momento. E mentre la scure della Uefa dell'ormai nemico numero uno Aleksander Ceferin è pronta a falciare la Juve con una clamorosa esclusione per i prossimi due anni dalla Champions, anche in Italia i bianconeri rischiano grosso.

DA RONALDO A SUAREZ
Ieri il numero uno della Figc, Gabriele Gravina è stato chiaro: «Se al momento dell'iscrizione alla nuova stagione di Serie A non si sarà ritirata dalla Superlega, verrà esclusa». D'altronde da via Allegri nei giorni dopo la bufera erano corsi ai ripari, inasprendo la norma già esistente. Niente più tribunali ma cartellino rosso diretto. Gravina è l'uomo forte del calcio. E cosa più importante si è liberato di Agnelli e Lotito, forse al momento giusto. Non è un caso che al momento entrambi, per vari motivi, si trovino in una posizione molto difficile. Ma Gravina sa benissimo che andare allo scontro sarebbe un grosso problema: «Siamo un po' stanchi di questo braccio di ferro tra Uefa e i tre club. Non fa bene al calcio italiano e alla Juve. Spero di poter fare da mediatore». Parole sibilline. Possibile che all'orizzonte ci sia un incontro. Ecco allora che l'avvertimento di Gravina suona in modo diverso. Una cosa del tipo Andrea sono pronto a tendere una mano ma il grosso spetta a te. Chiaro che il nodo per il patron della Juve, come per Real e Barça, siano i soldi. La sostenibilità. L'obiettivo è sedersi con la Uefa che però non sembra intenzionata a dialogare troppo. E la sentenza del tribunale di Madrid e un possibile ricorso all'Antitrust appaiono armi leggerine per combattere la potenza di fuoco delle istituzioni sportive internazionali. Sul piano sportivo la Juve ha tamponato il caso Suarez mentre l'investimento per Ronaldo si sta rivelando spropositato per i risultati ottenuti, con passi indietro in campionato e anche in Champions. Alla semestrale chiusa con un rosso di 113 milioni (proiezioni di 230 circa milioni a fine anno) vanno sottratti i premi della Champions, al momento 50 milioni sicuri all'iscrizione. E in attesa di capire come si svilupperà e si chiuderà il braccio di ferro Superlega, la Juve dovrà affrontare l'ennesima estate caldissima tra rinnovamenti e tagli. Ieri dopo un vertice alla Continassa è stato confermato Pirlo in vista della partita di domani col Sassuolo, ma il destino del tecnico sembra già segnato per la prossima stagione (in pista Allegri, Inzaghi e Gattuso). Da ridefinire poi il monte ingaggi - con o senza Ronaldo -, ma c'è il timore che la mancata qualificazione alla Champions possa dare il via a un esodo dei migliori talenti: da Dybala allo stesso de Ligt, al momento incedibile, ma difficile dire di no a un'eventuale offerta irresistibile.

Emiliano Bernardini
Alberto Mauro
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Il Gazzettino