Investì e uccise il gelatiere e il cane: verso il processo

Investì e uccise il gelatiere e il cane: verso il processo
Il CASOBELLUNO Dovrà rispendere dei reati di omicidio stradale con l'aggravante della fuga e quindi dell'omissione di soccorso, e rischia il carcere, Denis Canzian, 31 anni, di...

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Il CASO
BELLUNO Dovrà rispendere dei reati di omicidio stradale con l'aggravante della fuga e quindi dell'omissione di soccorso, e rischia il carcere, Denis Canzian, 31 anni, di Santa Giustina, che la sera del 31 luglio 2018, dopo aver investito in auto il 56enne Mansueto Venz a due passi da dove abitava, a Can di Cesiomaggiore, ha tirato diritto lasciandolo agonizzante. Lo comunica con una nota diffusa ieri lo Studio 3A, società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità in ogni tipologia di sinistro. «Al termine delle indagini preliminari del procedimento penale aperto all'indomani della tragedia - si legge -, il sostituto procuratore Roberta Gallego ha chiesto il rinvio a giudizio per il pirata. Il gup Enrica Marson ha fissato per il 7 febbraio l'udienza preliminare di un processo dal quale i familiari della vittima, assistiti da Studio 3A, si aspettano giustizia».

In quello schianto oltre al gelatiere, tornato nel suo paese per assistere gli anziani genitori Luigi e Dina, morì anche l'inseparabile cagnolina Stella. Entrambi erano sul ciglio della Provinciale 12, in quel tratto via San Leonardo, quando è arrivata la Golf di Canzian, che procedeva nella stessa direzione e li ha investiti da dietro. «L'automobilista, però, non s'è fermato - si legge nella nota - proseguendo la sua marcia. L'investitore, dopo essere rincasato, è ripassato una prima volta sul luogo dell'incidente con l'auto della fidanzata e poi, vedendo un capannello di gente, ha parcheggiato davanti alla scuola elementare di Cesiomaggiore e si è fatto riaccompagnare dalla madre sul posto, alle 20.50, ammettendo a quel punto le sue responsabilità dinanzi ai carabinieri di Santa Giustina, intervenuti per i rilievi. L'automobilista ai militari ha detto di aver sentito un forte tonfo, aggiungendo però di aver pensato a un urto contro un cartello stradale. Solo una volta a casa, avendo notato del sangue sulla carrozzeria, gli sarebbe sorto il dubbio di aver investito qualcosa di animato, ma al massimo un animale selvatico. Giustificazioni smentite dai riscontri oggettivi delle perizie disposte dal Pm: quella medico legale a cura del dottor Antonello Cirnelli, che ha effettuato l'autopsia, e quella cinematica sul sinistro affidata all'ingegner Pierluigi Zamuner. La causa tecnica dell'incidente è stata individuata «nel mancato-ritardato avvistamento del pedone da parte dell'automobilista, con ogni probabilità (altra aggravante, ndr) legato a distrazione dato l'andamento rettilineo della strada a visuale libera e con buone condizioni di luminosità». «La pena non potrà essere inferiore ai cinque anni».
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Il Gazzettino