ROMA - Il governo riapre il dossier pensioni per chiudere la stagione delle deroghe e dare risposte complessive senza intaccare l'impianto della riforma. Arriverà quindi con la...
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Una delle ipotesi su cui si starebbe già lavorando, suggerita dal sottosegretario all'Economia, Pier Paolo Baretta, potrebbe essere quella di consentire la «facoltà» di ritirarsi dal lavoro a 62-63 anni, prima dei 66 previsti dalla Fornero con «una giusta penalizzazione», così come è già permesso di rimanere oltre, fino a 70 anni, con una rivalutazione.
Le penalizzazioni, secondo alcuni studi, potrebbero avere una forchetta dal 3 all'8% (applicate in modo inversamente proporzionale all'età di uscita). Le verifiche sono ancora in corso e si stanno facendo tutte le simulazioni costi-benefici. «Siamo consapevoli - ha ammesso Poletti - che si tratta di interventi onerosi e anche per questo l'unico modo serio per affrontare la questione è quella di inquadrarla nella legge di stabilità». Il costo iniziale potrebbe, però, in parte essere recuperato perché di fatto si offrirebbe, con la flessibilità, una via d'uscità laterale sia alla platea degli esodati, sia, ad esempio, a chi usufruisce della cassa integrazione in deroga ed è a pochi anni dalla pensione (producendo di fatto risparmi su questi due capitoli). Peraltro, si fa notare, per questa via si sarebbe potuta risolvere anche la questione degli insegnanti "quota 96".
Ma la flessibilità sulle pensioni, per Poletti, è anche uno dei rimedi alla disoccupazione che stringe soprattutto i giovani in una morsa tremenda perchè «se è stata aumentata l'età del ritiro e se più anziani rimangono al lavoro, non entrano certo i ragazzi». Gli altri interventi che il ministro ritiene necessari per favorire la creazione di nuova occupazione sono la modifica degli ammortizzatori sociali («non si possono più dare denari senza condizioni e i lavoratori che ne usufruiscono devono aiutare la propria comunità, formarsi, cercare il lavoro») e la riduzione dei contratti a quattro sole tipologie. Quanto al problema del finanziamento della cassa in deroga per il 2014 sarebbe «sostanzialmente risolto» con i 600 milioni di euro recuperati. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino