Il vescovo annulla la messa per il boss ucciso

Il vescovo annulla la messa per il boss ucciso
La messa in suffragio del boss della Ndrangheta non si è più svolta, ieri mattina alle 6 le porte della chiesa madre di Grumo Appula sono rimaste chiuse, all'esterno c'erano...

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La messa in suffragio del boss della Ndrangheta non si è più svolta, ieri mattina alle 6 le porte della chiesa madre di Grumo Appula sono rimaste chiuse, all'esterno c'erano solo i carabinieri a presidiare la zona. Don Michele Delle Foglie, parroco del piccolo Comune alle porte di Bari, ha obbedito al diktat del questore e del vescovo di Bari che, la sera di Santo Stefano, gli hanno intimato di annullare la cerimonia in ricordo di Rocco Sollecito, l'uomo indicato come componente di spicco del clan Rizzuto ucciso lo scorso maggio a Montreal, in Canada. Ha obbedito ma non si è dato per vinto, anzi ieri mattina ha annunciato che chiederà a papa Bergoglio di essere ricevuto. «La famiglia Sollecito ha detto il prete - ha revocato la prenotazione della messa a suffragio di Rocco Sollecito che, quindi, non si terrà alle 18,30 né si è tenuta stamattina alle sei, come stabilito dal questore e come da divieto dell'arcivescovo. Penso di far giungere un appello a papa Francesco affinché mi riceva come il padre accoglie un figlio nel dolore. Le sante messe ribadisce - non si celebrano in onore dei defunti, le sante messe si celebrano a suffragio dei defunti e quanto più si è peccatori tanto si chiede la misericordia di Dio».

Don Michele - non nuovo ad iniziative criticate dalla sua stessa comunità, come quando impedì alla statua della Madonna portata in processione di entrare in chiesa - difende la sua scelta iniziale: «Si è parlato di messa in onore del boss e di funerale - continua - ciò è assurdo. Quel poverino fin da fine maggio giace morto e sepolto in Canada». Si lascia andare anche ad una punzecchiatura nei confronti di monsignor Francesco Cacucci, il vescovo che gli ha vietato di dare messa: «La lettera è stata consegnata alla stampa prima ancora che la ricevessi io». Se don Michele ora si appella al Papa convinto delle sue ragioni, il sindaco di Grumo Appula invece chiede il suo allontanamento ipotizzando persino un conflitto d'interessi: «Dopo l'ennesima segnalazione dice Michele D'Atri - è arrivato il momento che il vescovo prenda provvedimenti. Credo che su don Michele Delle Foglie ci sia un profilo di incompatibilità col territorio per via dell'attività imprenditoriale della famiglia che sta tentando di aprire da anni il più grande impianto di compostaggio della regione in contrasto con il volere dell'amministrazione comunale».

Il sindaco ricorda di aver più volte segnalato al vescovo comportamenti «non condivisibili tenuti dal parroco - dice - che hanno letteralmente spaccato in due la comunità civile e religiosa di Grumo. Lui usa il pulpito per sbraitare con chi si mette contro le sue posizioni». Del caso si stanno occupando il questore Esposito, la prefettura di Bari e la commissione parlamentare Antimafia, sollecitata dal deputato del Pd Dario Ginefra.
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Il Gazzettino