IL RICORSOPORDENONE Nuovo capitolo sulla vicenda dei falsi prosciutti Dop. In ballo ieri c'era un ricorso, presentato dall'avvocato udinese Piergiorgio Bertoli, contro il rigetto...
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PORDENONE Nuovo capitolo sulla vicenda dei falsi prosciutti Dop. In ballo ieri c'era un ricorso, presentato dall'avvocato udinese Piergiorgio Bertoli, contro il rigetto di un'istanza di dissequestro di circa 200 prosciutti datati 2017, indirizzata alla Procura di Pordenone.
Il gip Monica Biasutti lo ha respinto, confermando gli accertamenti dei carabinieri del Nas dell'Ispettorato antifrode, ma quanto prodotto dal legale anticipa i temi che saranno motivo di scontro al processo che coinvolge decine di allevatori friulani sulla questione dei pesi non conformi.
Dalle indagini difensive - Bertoli si è affidato al consulente Edi Sanson - è emerso che in 36 occasioni, nell'arco dei 18 mesi presi in esame dall'inchiesta dei carabinieri del Nas e dell'Ifcqr, al momento della macellazione nell'impianto di Gruppo carni friulane di Aviano erano presenti anche gli ispettori di Ineq, l'allora istituto di certificazione del San Daniele (oggi Ifcq). Gli ispettori hanno rilevato sanzioni amministrative e controllato il peso con il sistema Fom, ma i relativi verbali non sono stati trovati né nel fascicolo d'indagine né nel fascicolo processuale. Secondo il legale udinese, l'utilizzo dei verbali per l'attività sanzionatoria risale al novembre 2017, due mesi prima del sequestro dei prosciutti. Di conseguenza, se fossero state valutate le partite macellate alla presenza degli ispettori, si sarebbe potuto evitare il sequestro di oltre 10mila cosce.
I verbali di Ineq, sostiene il difensore, non sarebbero stati valutati per il riscontro dei pesi. Un problema che sussiste tuttora, perché non viene riscontrato alla pesa. La presenza degli ispettori, inoltre, conferma che «nessun accordo o concorso poteva essere attuato tra gli allevatori, che peraltro non sono mai stati oggetto di indagine».
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Il Gazzettino