Il ricatto lo conosciamo tutti, fa parte della storia del capitalismo di oggi, avido

Il ricatto lo conosciamo tutti, fa parte della storia del capitalismo di oggi, avido
Il ricatto lo conosciamo tutti, fa parte della storia del capitalismo di oggi, avido e spregiudicato, pronto a sacrificare l'uomo sull'altare del profitto: meglio morire...

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Il ricatto lo conosciamo tutti, fa parte della storia del capitalismo di oggi, avido e spregiudicato, pronto a sacrificare l'uomo sull'altare del profitto: meglio morire avvelenati tra i liquami tossici che distruggono vite, ambiente e animali, o restare disoccupati, orfani di un'industria che garantisce stipendi, servizi, centri ricreativi e persino piccoli stadi alla comunità? Il regista Todd Hayns (Carol, Lontano dal paradiso) si misura stavolta col dramma civile, raccontando la vera storia di Robert Biliot, avvocato associato con le industrie chimiche, che decide di far causa al colosso DuPont dopo aver scoperto che l'azienda sversa sostanze tossiche nelle falde acquifere del West Virginia. Partendo dalla denuncia del 1998 di un contadino (poi morto di tumore nel 2002) costretto ad abbattere il suo bestiame perché infettato dall'acqua contaminata dalla DuPont, Haynes cerca il veleno nascosto nel cuore della società Usa. Che non sono soltanto il Teflon con cui l'azienda ha costruito il suo impero o la micidiale Pfoa, la sostanza chimica nociva scaricata con criminale e consapevole tranquillità per decenni, ma il veleno di un potere prepotente, arrogante e letale che non vuole rispondere a nessuno del suo operato.

Fortemente voluto dal produttore e protagonista Mark Ruffalo e ispirato all'inchiesta giornalistica del New York Time Magazine (The lawyer who became DuPont's worst nightmare), Cattive acque segue la lotta ventennale, fuori e dentro le aule di un tribunale, di un uomo normale contro un gigante economico che non teme nessuno, svelando con raggelante lucidità come sia quasi impossibile, per i comuni mortali, difendersi da un sistema (governo, potere economico o finanziario) che risponde soltanto alla regola del guadagno.
Haynes si affida a una fotografia livida e glaciale che delimita mondi cupi e minacciosi, fatti di raggelanti geometrie cittadine, di fredde stanze-riunioni, di fabbriche-monstre che incombono su una campagna sporca rivestita di tombe di animali, tra i bambini dai denti neri che corrono in bici, mucche che impazziscono e attaccano, dolorosi camera-car su abitanti/fantasma di una cittadina che sta morendo e non sa come salvarsi.

Ne esce un thriller teso e asfissiante, in cui la telecamera si muove lentamente, quasi per sottrazione, seguendo l'ossessione di un piccolo uomo disposto a sacrificare lavoro e affetti nel nome della giustizia e di tutti coloro che non possono proteggersi dalle folli esagerazioni di Golia. «Il sistema è corrotto» grida disperato Biliot alla moglie (Anne Hathaway), perché nessuna amministrazione o agenzia pubblica può davvero controllare i gruppi, e nessun governo può tutelare i cittadini dai potenti che vivono solo di denaroo. A morire restano sempre i più deboli. Ormai sempre di più: e come confermano i titoli di coda, il 90% della popolazione mondiale porta nel proprio sangue tracce di Pfoa.
Chiara Pavan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino