IL RACCONTO GENOVA Alle dieci di sera le salme allineate nell'obitorio del San

IL RACCONTO GENOVA Alle dieci di sera le salme allineate nell'obitorio del San
IL RACCONTOGENOVA Alle dieci di sera le salme allineate nell'obitorio del San Martino sono ventitré. Sedici uomini, cinque donne, un bambino e una vittima ancora sconosciuta....

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IL RACCONTO
GENOVA Alle dieci di sera le salme allineate nell'obitorio del San Martino sono ventitré. Sedici uomini, cinque donne, un bambino e una vittima ancora sconosciuta. «Ma ne aspettiamo più di trenta. Per chi deve dare loro un nome è una prova durissima», racconta la psicologa che da tutta la giornata accoglie i parenti. Morire dopo un volo di centro metri, tra le macerie del ponte di Brooklyn, come chiamano in città il cavalcavia Morandi, non rende semplice il riconoscimento. E in alcuni casi, raccontano i soccorritori, è stato ancora più difficile. Come quando hanno tirato fuori dalla loro auto un'intera famiglia: padre, madre e un bambino di dieci anni. Stavano andando al mare, la macchina era carica di bagagli. C'era anche l'ombrellone.

MORTI SUL LAVORO
Ora i corpi sono nella camera mortuaria creata apposta al policlinico. La fortunata sorte di chi si è salvato per caso, frenando a pochi centimetri dal baratro, non è toccata a loro. La partenza per le vacanze, sotto la pioggia battente, si è interrotta tra due gallerie, sul greto del Polcevere. Chi era in ferie, chi sbrigava le ultime consegne con il camion prima della pausa di metà estate, chi era di turno al lavoro. Nella tragedia di Ferragosto si incrociano il destino della famiglia distrutta e quello dei due dipendenti dell'Amiu, l'azienda ambientale del Comune di Genova situata proprio sotto la parte del cavalcavia che è collassata. Facevano gli autisti, dopo lo schianto del ponte erano irreperibili. Mentre erano alla guida di un furgone Porter e dell'autospurgo, sono rimasti schiacciati dalle macerie nel deposito di Rialzo. E poi ci sono i dispersi: due operai albanesi partiti da Sestri Levante per andare a Rapallo. I feriti sono sedici e tra loro c'è Rita Giancristoforo, agente immobiliare, partita ieri con il compagno da Trieste, città in cui vive, per visitare l'Acquario: è stata sottoposta a un delicato intervento chirurgico. I familiari vivono a Lanciano, in provincia di Chieti, nel primo pomeriggio hanno saputo che Rita era rimasta coinvolta nel disastro e si sono messi in viaggio. All'ospedale Galliera la più grave è una quarantunenne che si trova in rianimazione dopo un lungo intervento eseguito da una doppia equipe, chirurgica e ortopedica. La donna, italiana, è tra gli automobilisti che stavano percorrendo il viadotto al momento del crollo. È precipitata nel vuoto. Sempre al Galliera sono ricoverati due poliziotti, tra i primi ad accorrere: sono rimasti feriti nelle operazioni di soccorso. All'ospedale San Martino, i ricoverati sono sei: cinque codici rossi e uno giallo. Tra loro una donna di 75 anni in camera iperbarica: è rimasta intossicata nell'incendio di casa, nella zona di via Argine Polcevera, in una delle abitazioni colpite dai detriti del crollo. Ricoverati anche un trentenne ceco e il ragazzo di 28 anni rimasto sospeso nel vuoto sull'orlo del ponte dopo il crollo e miracolosamente non precipitato. È arrivato in ospedale in gravi condizioni per l'impatto della cintura di sicurezza. In prognosi riservata anche una coppia, una quarantenne di origini slave e il marito, un trentenne straniero residente a Caserta.
FAMIGLIA SOTTO CHOC

Ma come spiegano i medici, oltre ai traumi fisici ci sono anche quelli emotivi. Una famiglia genovese, madre, padre e figlio di nove anni sono all'ospedale villa Scassi. Hanno visto il ponte crollare dietro di loro. La donna non riesce a parlare, i medici le hanno dato un sedativo. L'autista romeno di un tir ha firmato per essere dimesso, vuole tornare subito a casa. Abbassa la testa e infila l'uscita dal pronto soccorso: per lui non solo tanta paura, ma anche una spalla lussata nella fuga verso la salvezza. «Il nostro sostegno è importante - spiega la psicologa Stefania Deodato -: sono tutti sotto choc». Alcuni hanno avuto reazioni acute da stress, con crisi emozionali e attacchi di panico. «I disturbi port-traumatici - spiega la psicologa - si manifestano dopo settimane, anche mesi».
Claudia Guasco
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino