IL PROCESSO MARGHERA Cinque anni e quattro mesi di reclusione per aver sfruttato

IL PROCESSO MARGHERA Cinque anni e quattro mesi di reclusione per aver sfruttato
IL PROCESSOMARGHERA Cinque anni e quattro mesi di reclusione per aver sfruttato l'attività di operai di nazionalità bengalese, costringendoli con la minaccia ad accettare...

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IL PROCESSO
MARGHERA Cinque anni e quattro mesi di reclusione per aver sfruttato l'attività di operai di nazionalità bengalese, costringendoli con la minaccia ad accettare trattamenti retributivi inferiori al dovuto e condizioni di lavoro contrarie alle leggi e ai contratti collettivi.

La Procura di Venezia ha chiesto una condanna pesante per Ali Mohammed, 60 anni, esponente di spicco della comunità del Bangladesh di Mestre, imputato di estorsione. Sei lavoratori si sono costituiti parte civile contro di lui con l'avvocato Andrea Galli, il quale ha sollecitato la condanna dell'imprenditore al risarcimento complessivo di oltre 260 mila euro di danno patrimoniale e oltre 100 mila euro di danno morale. Al processo si è costituito anche il sindacato Slai Cobas con l'avvocatessa Laura De Perini, chiedendo il risarcimento del danno d'immagine, ma anche del danno conseguente alle mancate iscrizioni al sindacato, dovute alle minacce di ritorsione che l'imprenditore avrebbe mosso agli operai che decidevano di tutelare i propri diritti.
LA REQUISITORIA
Il pm Roberto Terzo nella sua requisitoria ha ricostruito la situazione di sfruttamento dei dipendenti delle società esterne a cui Fincantieri affida in subappalto molte delle lavorazioni necessarie per la costruzione delle grandi navi realizzate a Marghera; imprese che «operano in feroce concorrenza tra di loro che le porta ad accettare qualsiasi prezzo del lavoro commissionato», ha spiegato il magistrato della pubblica accusa, aggiungendo che «molto spesso la committente (Fincantieri) non effettua alcun reale controllo sul rispetto della normativa contrattuale collettiva limitandosi ad un controllo puramente formale sul documento cartaceo costituito dalle buste paga», definendo censurabile e riprovevole il suo comportamento.
La Procura contesta ad Ali Mohammed di aver approfittato della necessità degli operai di avere un lavoro (circostanza da cui dipende la possibilità di avere il permesso di soggiorno) per costringerli ad accettare retribuzioni inferiori al dovuto, rinunciando a straordinari e ferie. Il sistema adottato era quello della cosiddetta paga globale: in alcuni casi gli operai venivano pagati 3 euro all'ora.
IL TESTIMONE
In apertura di udienza è stata ascoltata la deposizione di Angelo Di Corrado, il consulente che per alcuni anni ha lavorato per Fincantieri e ha prestato assistenza a numerose imprese subappaltatrici, il quale ha spiegato che le stesse erano obbligate ad imporre ai lavoratori il sistemo della paga globale in quanto a loro volta erano costretti da Fincantieri ad operare con offerte al massimo ribasso. Lo sfruttamento degli operai, insomma, sarebbe stata una scelta obbligata per le imprese subappaltatrici per poter sopravvivere. Di Corrado è anche imputato nel processo sulle presunte infiltrazioni della camorra nel Veneto orientale per aver collaborato con il boss Luciano Donadio.

La difesa di Ali Mohammed, rappresentata dall'avvocato Alessandro Compagno, si è battuta per dimostrare che le irregolarità contrattuali, ammesso che siano provate, non costituiscono un reato e che non vi è stata alcuna estorsione ai danni degli operai. L'arringa difensiva si concluderà il 3 maggio, giorno in cui è prevista la sentenza.
Gianluca Amadori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino