IL PREMIO TREVISO «Voglio lanciare un messaggio all'Italia e all'Europa:

IL PREMIO TREVISO «Voglio lanciare un messaggio all'Italia e all'Europa:
IL PREMIOTREVISO «Voglio lanciare un messaggio all'Italia e all'Europa: l'accoglienza è possibile, non è vero che non si può fare». Sono le parole pronunciate da Antonio...

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IL PREMIO
TREVISO «Voglio lanciare un messaggio all'Italia e all'Europa: l'accoglienza è possibile, non è vero che non si può fare». Sono le parole pronunciate da Antonio Calò subito dopo essere stato insignito del titolo di Cittadino europeo dell'anno. Il riconoscimento gli è stato formalmente consegnato a Firenze, in villa Salviati, sede degli archivi storici dell'Unione Europea. E il 9 ottobre si replicherà nell'Europarlamento di Bruxelles. Il professore del liceo Canova è stato premiato per la sua attività sul fronte dell'accoglienza dei migranti: dal giugno del 2015 ospita nella sua casa di Camalò sei profughi provenienti da Nigeria e Gambia. Vivono con i quattro figli del professore. Mentre da quasi due anni lui e la moglie si sono trasferiti nella canonica di don Giovanni Kirschner a Sant'Angelo.

COME FIGLI
«Sono in tutto dieci figli», specifica lui. I sei migranti lavorano tutti. «A uno è stato anche proposto un contratto a tempo indeterminato», rivela il professore. Due di loro hanno ottenuto la protezione umanitaria. Gli altri sono impegnati nei ricorsi in tribunale. «Per fare accoglienza bisogna avere un coraggio politico e una visione: questo coraggio e questa visione io non li ho ancora visti ha detto Calò a Firenze io sono qua per proporre qualcosa di concreto, perché nessuno mi può dire che l'accoglienza non è possibile: io l'ho fatta». Il modello messo a punto dal docente prevede l'allestimento di piccoli centri di accoglienza: «Sono pronto a discuterne con Salvini e con tutto il governo assicura il mio modello, sia chiaro, prevede il rispetto delle regole e l'espulsione delle persone che non sono sane. Ha ragione chi dice che fino ad oggi alcuni Stati europei non hanno fatto abbastanza. Proprio per questo è arrivato il momento di diffondere un sistema di accoglienza mirato che non prevede guadagni, se non il minimo indispensabile, in tutta Italia e in tutta Europa».
Mauro Favaro
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Il Gazzettino