IL PORDENONE SEGRETO Non solo nella sua città natale ma è nell'intero

IL PORDENONE SEGRETO Non solo nella sua città natale ma è nell'intero
IL PORDENONE SEGRETONon solo nella sua città natale ma è nell'intero territorio del Friuli Occidentale che fu attivo il Michelangelo del Nord, ovvero Giovanni Antonio de'...

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IL PORDENONE SEGRETO
Non solo nella sua città natale ma è nell'intero territorio del Friuli Occidentale che fu attivo il Michelangelo del Nord, ovvero Giovanni Antonio de' Sacchis detto il Pordenone. Proprio nel contado, a Valeriano, si trova il suo primo affresco firmato del 1506 nella parrocchiale di Valeriano. Nell'alto Friuli occidentale fu attivo a più riprese fino alla fine degli anni Venti, periodo a cui risale l'affrescatura dell'abside della chiesa di San Pietro Apostolo a Travesio, definita dai critici la sua cappella sistina. Chiese parrocchiali e piccole pievi dell'area pedemontana e della pianura creano una mappa geografica e stilistica del maggiore artista rinascimentale formatosi in queste terre, che nell'arte dell'affresco raggiunse l'apice espressivo. Le commissioni religiose spinsero il de' Sacchis a spostarsi e a lavorare nel territorio, occasione anche per sparire temporaneamente da Pordenone, in un'epoca contraddistinta dai tumulti (è del 1511 il noto giovedì grasso) nonché calamità. Le opere del Pordenone nel pordenonese vivono oggi una riscoperta, in occasione della mostra Il Rinascimento di Pordenone che si è esplicitata in progetti paralleli, dalle sei puntate videodocumentaristiche realizzate da Friulovest Banca, all'itinerario progettato da Promoturismo Fvg .

VALERIANO
Qui inizia il viaggio cronologico alla scoperta del Pordenone, a partire dalla chiesa parrocchiale di Santo Stefano e dall'oratorio di Santa Maria dei Battuti. La parrocchiale custodisce la prima opera certa del Pordenone, il trittico a fresco dedicato ai Santi Valeriano, Michele Arcangelo e Giovanni Battista, firmato e datato 1506. Sulla facciata della Chiesetta dei Battuti il Pordenone affrescò i Santi Valeriano, Battista e Stefano e una scena biblica con al centro la Madonna in trono col bambino. All'interno della chiesetta si trova la Natività (1524) capolavoro assoluto di grazia, umanità e dolcezza.
VACILE E GAIO
A Vacile il Pordenone nel 1508 affresca il coro della chiesa di S. Lorenzo, nonché la volta suddivisa in ogive in cui raffigura il Cristo risorto con Evangelisti, dottori della chiesa e profeti, figure di Santi con il simbolo del martirio nel sottarco e San Rocco nel piedritto. Nella chiesa di San Marco di Gaio di Spilimbergo sono conservati affreschi recentemente attribuiti al giovane de' Sacchis.
PINZANO E TRAVESIO
Il Pordenone soggiorna e lavora nella chiesa di S. Pietro Apostolo di Travesio in due tempi, tra il 1516 e il 1524-27, durante il primo soggiorno in contado e poi al rientro da Cremona. Qui illustra le Storie della vita di San Pietro e di San Paolo oltre ad episodi del Vecchio e Nuovo Testamento, figure di Santi, putti e figure femminili allegoriche. Frequenta anche la chiesa di S. Martino di Pinzano ovvero la Madonna in trono col Bambino nella navata e il Martirio di San Sebastiano, Santi e Sante nella cappella di San Sebastiano, datati 1525-28.
SAN MARTINO AL T.
Nella parrocchiale lascia la propria opera, sul muro laterale esterno (probabilmente intorno al 1518) realizza un gigantesco San Cristoforo, immagine oggi molto sbiadita. All'interno della chiesa si trovano due belle pale d'altare del successore del Pordenone, Pomponio Amalteo (suoi sono anche i cicli della chiesa di Lestans).
VALVASONE E SPILIMBERGO

Il Pordenone lavorò anche sui monumentali organi conservati nel duomo di S. Maria Maggiore di Spilimbergo e nel duomo del Santissimo Corpo di Cristo di Valvasone. Nel 1524 dipinse i riquadri della cantoria, i fianchi della cassa con motivi a grottesca e le figure dei profeti David e Daniele, le grandi scene delle portelle dell'organo rinascimentale della città del mosaico. Ideò invece le portelle dell'organo di Valvasone (l'unico cinquecentesco originale di scuola veneta) portate a termine dal genero Pomponio Amalteo, al quale furono poi commissionati anche gli scomparti della cantoria e i motivi decorativi a grottesche ai lati della cassa dell'organo.
Valentina Silvestrini
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Il Gazzettino