Il meccanismo si è rotto. I contagi aumentano di qualche migliaio al giorno, i medici di famiglia spesso non se la sentono di curare a casa chi ha flebili sintomi del Covid, i...
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Sono questi i casi rari e drammatici in cui si misura la consistenza di un Paese. Dopo l'8 settembre del '43 uomini di buona volontà dei partiti democratici si riunirono nel Comitato di liberazione nazionale. Per un anno e mezzo sarebbero piovute sull'Italia più bombe di sempre e avremmo avuto una tragica guerra civile. Ma quegli uomini guardavano oltre. Sapevano che la guerra sarebbe finita, la democrazia avrebbe vinto, il Paese sarebbe stato ricostruito.
È comprensibile che in questi giorni gli occhi delle persone siano incollati al numero di contagi e che nel cervello di quel terzo di italiani non garantiti da uno reddito fisso frulli la domanda ossessiva: se chiudono, io che farò? Lo Stato (gli Stati) dovrà (dovranno) spendere molto più di quanto previsto e la Banca centrale dovrà stampare tanta moneta. Ma già sappiamo che l'anno prossimo mese prima, mese dopo il signor Covid andrà in vacanza. È a quel momento che i nostri politici dovranno guardare. È lì che un ideale CLN dovrà portarci, pronti per ripartire. Ci daranno 209 miliardi, più del mitico Piano Marshall. Non capiterà più, né ai nostri figli, né ai nostri nipoti. Torneranno le regole severe regole del mercato. Quando il padrone di casa chiuderà la porta, voi comincerete a bussare... Ma sarà pianto e stridore di denti (Luca, 23, 22-30). De Gasperi e Togliatti si detestavano e i loro uomini si azzuffavano nel Parlamento e nelle piazze. Ma avevano un comune desiderio di rinascita. E una visione di cui oggi si avverte la mancanza. Conte non è Mosè. Ma sta a lui, per il ruolo che ricopre, indicare al più presto con programmi credibili, concreti, solleciti e condivisi anche con l'opposizione, la via unitaria della salvezza.
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Il Gazzettino