Il giudice: «Zen, non è stata legittima difesa»

Il giudice: «Zen, non è stata legittima difesa»
VEDELAGO «Si tratta di un abbaglio processuale. Non c'è stato alcun agguato: si sono incrociati per strada e sono gli stessi banditi ad averlo detto. In più nella loro auto...

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VEDELAGO
«Si tratta di un abbaglio processuale. Non c'è stato alcun agguato: si sono incrociati per strada e sono gli stessi banditi ad averlo detto. In più nella loro auto c'erano tracce compatibili con della polvere da sparo». L'avvocato Daniele Panico sta già preparando un corposo atto d'appello contro la sentenza di primo grado che ha condannato la guardia giurata Massimo Zen, dipendente della Battistolli, a nove anni e sei mesi di reclusione per la morte di Manuel Major, 36 anni, colpito alla testa da un colpo di pistola mentre stava scappando con due complici dopo aver messo a segno dei colpi ai bancomat. Per il giudice non fu legittima difesa, ma omicidio volontario.

LE MOTIVAZIONI
In 51 pagine il giudice Piera De Stefani spiega perché quella di Zen non può essere considerata legittima difesa: «Nel descritto contesto - scrive il giudice - la sussistenza dei presupposti sui quali si fonda la giustificazione della legittima difesa deve ritenersi in toto esclusa. Massimo Zen ha dato volontariamente e consapevolmente il proprio contributo decisivo al crearsi della situazione di potenziale pericolo per la propria incolumità, pericolo al quale egli liberamente si è esposto».
LA CONDOTTA

«La sua condotta - prosegue - risulta in aperto contrasto con le regole di comportamento che avrebbe dovuto seguire: lo stesso avrebbe dovuto limitarsi a segnalare collaborativamente ai carabinieri la presenza dell'auto in fuga. Il regolamento di servizio demanda alla guardie giurate la vigilanza specifica su obiettivi determinati e sui beni in questi custoditi, essendo esclusa una competenza di generale tutela e controllo del territorio, di esclusiva pertinenza delle forze dell'ordine. In caso di rilevata situazione di pericolo nel corso del servizio di vigilanza, la guardia giurata è chiamata ad allertare la centrale operativa, attendere l'invio di rinforzi e informare le forze di polizia». La difesa però conta di ribaltare il verdetto in appello. «Confido molto nel secondo grado di giudizio - afferma l'avvocato Panico - In questa sentenza ci sono molti errori. In più chiedo che la norma sulla legittima difesa venga rivista perché non è ancora sufficiente a tutelare gli uomini in divisa. In certe situazioni hanno bisogno di difendersi e di reagire».
G.Pav.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino