IL DRAMMA ALPAGO A Schiucaz, paese di 15 edifici, oltre alle stalle, sono rimasti

IL DRAMMA ALPAGO A Schiucaz, paese di 15 edifici, oltre alle stalle, sono rimasti
IL DRAMMAALPAGO A Schiucaz, paese di 15 edifici, oltre alle stalle, sono rimasti solo i muli e le galline. Sono ancora lì, ignari del pericolo che incombe su di loro. Fuori dal...

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IL DRAMMA
ALPAGO A Schiucaz, paese di 15 edifici, oltre alle stalle, sono rimasti solo i muli e le galline. Sono ancora lì, ignari del pericolo che incombe su di loro. Fuori dal paese, passato il ponte e il pericolo, c'è Anna Vera Cecchinel. La sua casa non fa parte dell'abitato, ma dà sulla strada principale e per lei non c'è rischio. È potuta restare tra quelle quattro mura: è una delle privilegiate. Abita lì da 50 anni e una cosa così non l'aveva mai vista. «Mi spiace tantissimo per gli amici di Schiucaz - dice Anna Vera -, un paese che vedo lì sotto da sempre e che ora mi piange il cuore vedere disabitato. Spero che tutto si risolva per il meglio».

IL CASO
Lo speravano, il 29 ottobre, quando dovettero lasciare la loro casetta rosa al civico 18 di Schiucaz, anche i coniugi Torrelli, Giovanni e Agnese, con 3 figli piccoli e il nonno. Da allora, quasi 7 mesi fa, hanno vissuto fuori casa, a causa di una frana scesa sulla sp 5 di Lamosano, pochi metri più in là rispetto a quella scesa in questi giorni. Sfollati, sono finiti prima in albergo, poi in una abitazione di Schiucaz, al civico 11, lontana da quello smottamento. Ora però la nuova frana minaccia anche quella seconda abitazione e sono stati sfollati per la seconda volta. Non hanno pace e sono tornati in albergo. Il cane Tommy è stato portato in una pensione per animali e anche per lui i tempi saranno lunghi. Le galline sono rimaste lì. «Andremo a prenderle in queste ore - spiega Giovanni Torrelli - e le regaleremo a amici. Non possiamo certo portarle in albergo». In hotel però ci stanno tre bimbe: una di 4, una di 9 e una di 12 anni. Per loro è molto difficile. E la soluzione sembra lontana. «Non riusciamo a trovare case in affitto qui in Alpago - dice mamma Agnese - ci stiamo provando e anzi lanciamo un appello: stiamo cercando casa».
LA STORIA
Era 14 anni fa quando Giovanni e Agnese si innamorarono dell'Alpago. Ci venivano spesso, da Ravenna dove abitavano, per i concorsi che faceva lui, in cerca di lavoro. Poi la decisione: ci trasferiamo. Scelgono Schiucaz: acquistano la casetta rosa, contraendo un mutuo in banca per svariate decine di migliaia di euro. La ristrutturano. È la casa dei loro sogni. E i sogni si avverano: nascono le tre bambine. Ma poi arrivano gli incubi. Quello più brutto: perdere tutto. È accaduto con la tempesta Vaia, che, anche se non concretamente, di fatto si è portata via quella casetta rosa, casa Torrelli. I coniugi riescono a ottenere una sospensione del mutuo in banca. Devono ancora pagarne quasi metà, ma in quella abitazione potrebbero non rientrarci più. «Ci stringe il cuore quando le nostre figlie - raccontano - ci chiedono delle loro cose, dei loro abiti. Vogliono dormire nella loro stanza: noi non sappiamo come spiegare quello che sta accadendo».
LA RABBIA

Ma Torrelli racconta la trafila vissuta in questi 7 mesi, spiegando che si sono sentiti abbandonati. «Il Comune no - precisa- è stato presente, ma con Veneto Strade era quasi impossibile parlarci. Prima abbiamo inviato una raccomandata alla quale non abbiamo ricevuto risposta. Ci hanno parlato solo quando ci siamo affidati a un avvocato». E l'avvocato dei Torrelli Nives Zanon spiega che su quella prima frana i lavori non sono stati fatti. «Avevano messo i new jersey e stavano continuando a monitorare la situazione - afferma -. Avevano fatto un progettino e dovevano fare l'appalto: l'intervento doveva essere fatto entro fine anno». Ma i tempi della burocrazia sono stati più lenti della natura e si è staccata un'altra frana. «Se fosse capitato in piazza Martiri o a Cortina - dice Torrelli- sarebbero intervenuti subito. Bisgna fare i lavori: una frazione è importante, come qualsiasi altro paese». E di rabbia ne ha anche Giorgio Zanon: «Io non firmo l'ordinanza di evacuazione che cercano di notificarmi: io nella mia casa voglio tornarci ora».
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Il Gazzettino