IL CASO VENEZIA La Mare Jonio dell'armatore Beppe Caccia e di Luca Casarini è

IL CASO VENEZIA La Mare Jonio dell'armatore Beppe Caccia e di Luca Casarini è
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IL CASO
VENEZIA La Mare Jonio dell'armatore Beppe Caccia e di Luca Casarini è tornata in acqua. E visto che tutte le altre imbarcazioni che hanno soccorso migranti, come la See Watch e la Open Arms, sono sotto sequestro, mentre l'Ocean Viking deve dirigersi a Malta per fare il trasbordo delle 356 persone soccorse, ecco che la nave battente bandiera italiana dell'ex assessore di Venezia e dell'ex leader dei No Global è di fatto l'unica impegnata a «monitorare e denunciare le violazioni dei diritti umani e, laddove ci siano persone in pericolo, a salvare vite». «La nostra presenza è più che mai necessaria», ha detto Caccia.

DISSEQUESTRATA
L'annuncio della partenza dal porto di Licata, avvenuto al tramonto di giovedì, è stato dato ieri dall'Ong Mediterranea Saving Humans. L'armatore Caccia stavolta starà a Catania a garantire il coordinamento da terra per questa quarta missione. A bordo ci sono il coordinatore di missione Luca Casarini, 22 membri dell'equipaggio, tra cui il veneziano Mario Pozzan, Cecilia Strada e la scrittrice Caterina Bonvicini. «La nostra nave - recita la nota di Mediterranea - è stata sotto sequestro probatorio per più di due mesi dopo avere salvato 30 donne, uomini e bambini a maggio scorso. Restituita al suo equipaggio di mare e di terra, è tornata adesso dove bisogna essere, mentre continuano le notizie di terribili naufragi di persone in fuga dalle bombe della guerra e dalle torture dei campi di detenzione libici». Lo scorso 9 maggio la Mare Jonio aveva soccorso infatti 30 persone e si era diretta a Lampedusa. La nave era stata posta sotto sequestro, l'armatore Caccia e il capitano indagati per favoreggiamento dell'immigrazione. Il 2 agosto il dissequestro. E adesso la quarta missione.
I COMMENTI
Una sfida al ministro Salvini? «Le nostre missioni non sono mai state una sfida a Salvini, quello che fa e pensa il ministro è il nostro ultimo pensiero», ha detto Caccia.
Con le nuove norme, nel caso in cui violi il divieto di ingresso nelle acque territoriali, la nave verrebbe immediatamente confiscata; comandante e armatore sarebbero chiamati a pagare una multa fino a 1 milione di euro. Ma il divieto di ingresso andrebbe firmato da tre ministri: Interno, Difesa, Infrastrutture-Trasporti. Potrebbe accadere vista la rottura dei rapporti tra Lega e M5s?

Duro il commento del ministro Salvini, rivolto sia alla missione della nave comandata da Casarini che agli alleati del governo gialloverde: «Dopo due mesi di sequestro, torna incredibilmente in acqua la nave dei centri sociali, con l'ex animatore dell'osteria Allo sbirro morto e compagni! Spero che nessuno pensi a un governo dei porti aperti... Mai col Pd!». Di tutt'altro tenore il messaggio di don Luigi Ciotti di Libera contro le Mafie: «Grazie ai membri della Mare Jonio per il loro ritorno in mare. Un gesto che afferma una verità oggi troppo spesso dimenticata o calpestata: le leggi devono garantire la giustizia, non il potere».
Alda Vanzan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino