IL CASO ROMA Non ci voleva il no della Tunisia ad un accordo che sembrava praticamente

IL CASO ROMA Non ci voleva il no della Tunisia ad un accordo che sembrava praticamente
IL CASOROMA Non ci voleva il no della Tunisia ad un accordo che sembrava praticamente cosa fatta. Soprattutto perché, ragionano nelle stanze di palazzo Chigi, la strategia...

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IL CASO
ROMA Non ci voleva il no della Tunisia ad un accordo che sembrava praticamente cosa fatta. Soprattutto perché, ragionano nelle stanze di palazzo Chigi, la strategia dell'estrema durezza sul tema immigrazione sta sì facendo aumentare i consensi del governo (in particolare della Lega) ma rischia di portare l'Italia all'isolamento. Sia nell'ambito europeo, sia in quello più generale che include perlomeno il resto del Mediterraneo. L'unico alleato davvero stabile, a questo punto, sono gli Stati Uniti, anche se il presidente Trump non si è mai allontanato troppo dalla complessiva strategia del disimpegno estero.

LA CARTA TEDESCA
Proprio per questo, tanto più dopo il no arrivato da Tunisi a voli rapidi di rimpatrio dei migranti giunti in Italia (frutto anche dei consistenti problemi politici che vive il paese maghrebino) ora Roma guarda con speranza alla promessa tedesca di sostenere l'Italia nella discussione della missione Sophia, come annunciato due giorni fa da Salvini alla fine del vertice di Vienna. Sophia è l'unico intervento di pattugliamento del Mediterraneo che comprende tra i suoi compiti il salvataggio dei naufraghi e nel corso della sua durata ha portato in Italia circa il 10% dei profughi giunti complessivamente via mare. Due settimane fa, l'incontro che il governo italiano considerava decisivo è andato piuttosto male. Tanto che alla fine il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, si era detta delusa dal comportamento dell'Europa. In sostanza, la richiesta italiana di far turnare i paesi che dovessero accogliere i migranti salvati dal Mediterraneo è stata respinta da praticamente tutti i partecipanti al vertice di Vienna del 30 agosto scorso. L'appuntamento è stato rimandato a questa settimana, con una nuova riunione questa volta a Salisburgo, il 20 settembre. L'appuntamento è decisivo: se, ancora una volta, la proposta italiana sarà respinta, Roma potrebbe decidere di abbandonare la missione europea che attualmente coordina. Per questo nuovo scenario ci sarebbe anche un piano B: alcuni paesi europei ritengono che il candidato ideale per guidare il pattugliamento del Mediterraneo potrebbe essere la Spagna, paese che vede gli arrivi in costante crescita negli ultimi mesi.
LA PERDITA DI CENTRALITÀ
La rinuncia alla guida della missione potrebbe in parte ridurre il numero di arrivi in Italia, che tra l'altro al momento è precipitato, ma avrebbe anche un impatto sul ruolo del paese nello scacchiere europeo.

Dopo l'uscita da Sophia potrebbe diventare più difficile chiedere interventi o mediare su altri argomenti, a cominciare dai temi che riguardano la stabilità del bilancio. Proprio per questo, invece di far saltare il tavolo, per il momento l'intero governo, compreso Salvini, punta a mediare con l'Europa evitando la rottura immediata. Di qui la richiesta alla Germania di sostenere la linea italiana sul principio di turnazione, in cambio del sì all'invio nel nostro paese di 200 migranti identificati al momento dell'arrivo. Altro tassello importate saranno le nuove trattative con la Tunisia: i voli regolari proseguono, martedì ci sarà un incontro «tecnico» al Viminale e la settimana successiva Salvini volerà a Tunisi per trattare ulteriori accordi.
Sa. Men.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino