«Dopo la tragedia scappò e andò a bere»

«Dopo la tragedia scappò e andò a bere»
MUSILE DI PIAVENon merita il minimo della pena per l'elevato livello di colpa, conseguente alla guida spericolata da lui tenuta, e soprattutto per il comportamento successivo...

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MUSILE DI PIAVE
Non merita il minimo della pena per l'elevato livello di colpa, conseguente alla guida spericolata da lui tenuta, e soprattutto per il comportamento successivo all'incidente: non si fermò per prestare soccorso e andò a bere una birra con un'amica come nulla fosse accaduto.

Il gup di Venezia, Barbara Lancieri, motiva così gli otto anni di reclusione inflitti a Marius Alin Marinica per il grave incidente stradale avvenuto nella notte tra il 13 e il 14 luglio del 2019, costato la vita a quattro ragazzi di 22 anni - Riccardo Laugeni, Eleonora Frasson, Leonardo Girardi e Giovanni Mattiuzzo - e il ferimento di Giordia Diral, tutti di Musile di Piave, finiti con l'auto nelle acque del canale che costeggia via Pesarona, a Ca' Nani, dopo essere stati spinti fuori strada.
LA RESPONSABILITÀ
Nelle motivazioni della sentenza si legge che non vi sono dubbi sulla responsabilità dell'elettricista ventottenne di nazionalità romena, sia «in punto di manovra di sorpasso, effettuato in luogo non consentito e con modalità vietate, sia in punto di velocità»: viaggiava a 100 all'ora in una strada in cui il limite è di 70. Non vi è alcun concorso di colpa del conducente della vettura su cui viaggiavano le vittime: la sua velocità era superiore ai limiti di 5 chilometri all'ora, ma non vi è prova che la dinamica sarebbe stata diversa nel caso di rispetto dei 70 all'ora.
Dopo la lettura del dispositivo, lo scorso luglio, i familiari delle vittime (parte civile l'avvocato Guido Simonetti) avevano lamentato la pena troppo mite per la morte di 4 ragazzi: nella sentenza il giudice spiega che Marinica è senza precedenti e non si può applicare il massimo.
Il giovane è stato condannato per omicidio stradale plurimo e fuga. Al processo è emersa l'ipotesi che Marinica avesse bevuto prima dell'incidente (inizialmente aveva lasciato il volante all'amico che si trovava assieme a lui), ma la circostanza non ha trovato conferma probatoria e di conseguenza non è stata contestata. Il giudice scrive che il ventottenne potrebbe essere fuggito dal luogo dell'incidente proprio per sottrarsi ai controlli con l'alcoltest e, dunque, ad una sanzione ben più grave se fosse stato trovato positivo. La mattina seguente, quando la polizia si recò a casa sua, gli fu riscontrato un tasso alcolico piuttosto elevato, pari a 0,52, da lui giustificato con la birra bevuta dopo l'incidente.

A consentire la sua individuazione fu la segnalazione di una donna che, poco prima dell'incidente, aveva chiamato la polizia segnalando la targa di un automobilista spericolato, impegnato in più di un sorpasso azzardato. La sentenza sarà sicuramente impugnata dalla difesa, rappresentata dall'avvocato Rodolfo Marigonda.
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Il Gazzettino