Diamanti acquistati in banca, va dall'avvocato

Diamanti acquistati in banca, va dall'avvocato
FOSSALTA DI PIAVEAcquisto di diamanti a prezzi gonfiati, primo caso nel Sandonatese. E' il nuovo filone di proposte quantomeno dubbie fatte da alcune banche ed intermediari, per...

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FOSSALTA DI PIAVE
Acquisto di diamanti a prezzi gonfiati, primo caso nel Sandonatese. E' il nuovo filone di proposte quantomeno dubbie fatte da alcune banche ed intermediari, per l'acquisto di diamanti ad un prezzo tre o quattro volte superiore al valore di listino. «Vendevano diamanti dicendo ai clienti che avevano un prezzo in linea con i valori di mercato quando, in realtà, si trattava di prezzi gonfiati e nettamente superiori agli indici internazionali»: a spiegare il contesto è l'avvocato Alessandro Filippi, partner dello studio Lexhub con sedi a San Donà, Padova e Milano, cui una signora di Fossalta di Piave si è rivolta, convinta di avere acquistato i gioielli a un prezzo esagerato.

Si tratta del primo caso in questo territorio, ma a livello nazionale per una situazione simile si è già mossa la Procura di Milano, che ha aperto un fascicolo per truffa, mentre l'Antitrust nel novembre scorso ha multato, con una sanzione di svariati milioni di euro, alcuni istituti di credito italiano e le due società leader del settore che, assieme alle banche, proponevano diamanti alla clientela. «Il fatto che l'investimento in questione - continua il legale - fosse proposto da parte del personale bancario forniva ampia credibilità alle informazioni contenute nel materiale promozionale, così da indurre il cliente all'acquisto proprio in base alla fiducia che esso riponeva nell'istituto di credito». Nel caso specifico, la donna di Fossalta aveva acquistato diamanti per 30mila euro quando il valore sarebbe stato in realtà di un terzo. A questo punto Filippi, specializzato in diritto finanziario, ha avviato l'azione legale per ottenere la restituzione del capitale investito. «Dopo le azioni illiquide di Veneto Banca e Popolare di Vicenza - conclude l'avvocato sandonatese - i poveri risparmiatori credevano di investire il denaro in un bene rifugio, o almeno ciò era quello che la banca garantiva al cliente, ma lo stesso non era informato del fatto che l'investimento era rischioso, difficilmente liquidabile e con delle commissioni di uscita altissime». (f.cib)
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Il Gazzettino