Di Maggio e la Natura trasparente alla Querini Stampalia

Di Maggio e la Natura trasparente alla Querini Stampalia
LA MOSTRAUn collega attivo nel campo radio-televisivo ha definito la mostra semplicemente commovente ed è forse l'osservazione più aderente a questo suggestivo intervento...

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LA MOSTRA
Un collega attivo nel campo radio-televisivo ha definito la mostra semplicemente commovente ed è forse l'osservazione più aderente a questo suggestivo intervento site-specific che Elisabetta Di Maggio (Milano 1964) ha realizzato, anzi disseminato, nelle varie sale museali della Fondazione Querini Stampalia a Venezia. A cominciare dai materiali utilizzati, spesso inusuali, quali foglie naturali, sapone, spine di fiori etc. La mostra è stata prorogata fino al 26 novembre, è curata da Chiara Bertola ed è intitolata Natura trasparente. Ma si potrebbe anche dire Arte trasparente perché le delicate installazioni di Elisabetta Di Maggio, attiva a Venezia da oltre vent'anni, sembrano rendere più visibili le grandi opere d'arte che il Museo custodisce.

ARTE E NATURA
Gli interventi che più di tutti catturano l'immediata attenzione del visitatore sono quelli costituiti da veri rami di foglie d'edera accostati per terra, apparentemente con casualità, a diversi mobili d'epoca, o posti quasi con funzioni decorative, come un rampicante attorno alla struttura lignea di una porta. Con le foglie a volte traforate con un bisturi fino a renderle illuminate dalla luce naturale e, per caso, in dialogo con la vicina mirabile testa di bambino in cera del grande Medardo Rosso. Ma le numerose sorprese, avendo la necessaria attenzione, sono quelle derivanti dalla realizzazione di autonome opere fatte ad arte con materiali sui quali l'artista interviene con incredibile sapienza e minuziosa attenzione. Come ad esempio nel piccolo e suggestivo casco bianco in porcellana intagliata a mano con un bisturi fino a rendere la materia una sorta di trama sorprendente. O come avviene per le foglie di faggio disseccate, e anch'esse intagliate con il bisturi, fino a sembrare una leggera opera plastica fatta di un reticolo naturale.
GRANDE RICERCA
È dunque anche una ricerca sulle possibilità espressive delle materie inusuali quella che Elisabetta Di Maggio mette in atto, rispondendo così alla domanda su quali forme assume la natura nel suo dilatarsi ed organizzarsi. È allora l'assoluta libertà ideativa il filo conduttore unisce in un unico progetto espressivo le opere di Di Maggio, come avviene di pensare dinanzi ai coralli bianchi del Madagascar appoggiati su delicati merletti di Burano. O quando, come per voler decorare alcuni trasparenti bicchieri in vetro di Murano, l'artista appone sui bordi una corona di vere spine di rosa. Ne risulta una operazione di grande qualità immaginativa e di estrema delicatezza fattuale che provoca un sorprendente spiazzamento percettivo di intensità poetica.

Enzo Di Martino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino