Da Bulgari a Fouquet's sfregiati i simboli del lusso «È questa la vera rivolta»

Da Bulgari a Fouquet's sfregiati i simboli del lusso «È questa la vera rivolta»
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IL BERSAGLIO
PARIGI Le rovine fumanti del Fouquet's sono il trofeo della battaglia sugli Champs Elysées. Le tende rosse, carbonizzate, i divanetti di pelle nera sventrati, i tavolini con i bordi d'oro rovesciati sul pavimento ridotto a un ammasso di detriti: del ristorante più lussuoso dell'avenue, simbolo dell'era bling bling che costò a Sarkozy anni di rinfacciamenti perché senza badare alla sobrietà vi aveva festeggiato l'elezione all'Eliseo, non resta più niente. Il diciottesimo atto della rivolta è stato quello dell'attacco ai simboli del lusso. C'erano già stati Dior, Vuitton, Gucci e Hermès a fine dicembre, ma allora era sembrato un episodio, più per colpire il Natale e i suoi regali, termometro della febbre del consumismo. L'Avenue Montaigne aveva lamentato in quell'ultimo sabato prima delle vacanze quasi un milione di danni. Ieri gli obiettivi sono stati scelti con cura. Primo fra tutti il Fouquet's: il saccheggio e la distruzione, poi, dopo qualche ora, l'incendio. La distruzione di una roccaforte, dove il primo menu, lo snack, parte, anzi partiva, dai 90 euro.

LA GIOIELLERIA
Sul marciapiede opposto un'altra falange ha puntato a Bulgari. Invano la gioielleria aveva pensato a proteggersi con i portelloni antisommossa, a tappare le vetrine, a nascondere l'insegna. I portelloni alti metri sono saltati a forza di spranghe e qualche molotov, in mezzo ai lacrimogeni. E poi via gli altri obiettivi: Swarovski, Lacoste, le borse di Longchamps. Un attacco agli oggetti, ma anche ai marchi e poi ai simboli: il capitalismo, le ineguaglianze, la ricchezza. Su quello che restava delle vetrine, sui ripiani vuoti, sono rimasti solo alcuni messaggi con la vernice rossa: «Basta piagnucolare, la rivolta è cominciata».
IL MINISTRO LE MAIRE
Due settimane fa il ministro dell'Economia Bruno Le Maire aveva già lamentato degli effetti «catastrofici» per l'economia e in particolare per il commercio: la crisi gialla sarebbe già costata al paese 0,1 punti di Pil. «In tutte le case produttrici di prodotti di lusso sanno che se la Francia perde l'equilibrio e rimanda un'immagine di disordine, i prodotti di lusso perderanno immediatamente valore ha detto Le Maire e con loro una parte del savoir faire francese, che è parte della sua cultura, della sua storia e della sua arte».

Fr. Pie.
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Il Gazzettino