Cittadini come attori Così riparte il Goldoni

Cittadini come attori Così riparte il Goldoni
L'EVENTO«Ci penso io! Cambiare!» Trenta cittadini attori, mascherati da possibili candidati, inneggiano dai palchi superiori ad un possibile cambiamento urbano e ad un impegno...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
L'EVENTO
«Ci penso io! Cambiare!» Trenta cittadini attori, mascherati da possibili candidati, inneggiano dai palchi superiori ad un possibile cambiamento urbano e ad un impegno collettivo, dei quali si pongono estrosi promotori. L'ultima tappa del teatro di cittadinanza, in scena al Teatro Goldoni di Venezia, ha visto ancora una volta interpreti amatoriali diretti da Mattia Berto: giovane regista veneziano che prosegue così, attraverso i suoi laboratori, l'idea progettuale del Teatro Stabile del Veneto di coinvolgere cittadini stessi in pratiche attoriali consapevoli. U-tòpi-a-Venezia, sottotitolo Il teatro di cittadinanza nella città ideale, cui hanno assistito quasi duecento spettatori, ha segnato anche la riuscita (e assai attesa) riapertura del palcoscenico veneziano. Impossibile un numero superiore di spettatori, per la necessità di distribuzione dei posti a scacchiera, inevitabile strascico dell'emergenza sanitaria in corso. Anticipati dai manifesti già visti in laguna, nelle file dei palchi si potevano ammirare i veri volti dei partecipanti coinvolti nei laboratori sin dallo scorso ottobre: in scena però l'obbligatorio utilizzo della mascherina, e in un'azione che ha coinvolto (sempre a distanza) il pubblico, non è mancato uno spray igienizzante.

L'INDAGINE
Nelle utopie di U-tòpi-a-Venezia si sommano, alle riflessioni urbane, i percorsi individuali cui si sono sottoposti gli attori: che in scena, declinati ovviamente in resa drammaturgica, hanno restituito propri tratti autobiografici. Artigiani, medici, professionisti, impiegate, casalinghe e studenti, ciascuno ha evidenziato immancabili delusioni e illusioni: l'utopia però è emersa possibile, tra avversità e fatiche, un esempio il superamento della discriminazione subìta da una dottoressa in un mondo maschile, nel suo percorso di studi e lavorativo. Sottile pure la riflessione di un attore: «L'utopia svanisce nel momento in cui si realizza». Altro richiamo, l'importanza delle attività artigianali, fra le quali vanno annoverate pure quelle legate al mondo teatrale, come la realizzazione di costumi e maschere.
TRASVERSALITÀ

Si evince dal titolo, in scena compaiono in forma metaforica anche topi, fra gli abitanti storici di Venezia: una sorta di Regina Pantegana, dittatrice accolta ufficialmente da un inno, è osteggiata da un Topo liberatore, con tanto di scettro/canna da pesca. Trasversale l'età dei cittadini attori, uniti dalla voglia di recitare e da un'evidente e contagiosa energia. Applausi da un pubblico largamente cittadino, soddisfatto Mattia Berto che al termine ha commentato: «C'è bisogno di atti di comunità, ci aiutano a non perderci e a fare qualche volo di vita». Annunciate, pandemia permettendo, prossime e originali discese in campo: «Nel corso della mappatura urbana che perseguo - conclude Berto - e che ha già portato le nostre performance in spazi pubblici e privati, come case, hotel, negozi e mercati cittadini tra cui quello di Rialto, mi sono accorto essere assenti finora gli spazi del Sacro, quali chiese, sinagoghe, moschee... penso che prossimamente potrebbero esserci novità su questo versante!».
Riccardo Petito
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino