Citran: «Io giudice ora finisco a Cannes»

Citran: «Io giudice ora finisco a Cannes»
IN TELEVISIONEQuando il magistrato del pool antimafia Alfonso Sabella lo ha incontrato alla presentazione del film gli ha detto: «Tu sei il mio capo». Un riconoscimento che...

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IN TELEVISIONE
Quando il magistrato del pool antimafia Alfonso Sabella lo ha incontrato alla presentazione del film gli ha detto: «Tu sei il mio capo». Un riconoscimento che corrisponde a un elogio per Roberto Citran, l'attore che impersona Gian Carlo Caselli, il capo del pool della Procura di Palermo, nella serie televisiva Il Cacciatore, dodici puntate in onda su Rai Due. Padovano, 63 anni, Citran dagli esordi veneti ha inanellato successi nel teatro e nel cinema lavorando con registi come il suo compaesano Carlo Mazzacurati, ma anche Ricky Tognazzi, Silvio Soldini, Francesco Rosi e Cristina Comencini. Ma non era pienamente soddisfatto, gli mancava una fiction. E l'occasione è presto arrivata, nella serie che ricostruisce gli anni cruenti seguiti alle morti di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, quando la mafia dei Corleonesi sembrava aver messo in ginocchio lo Stato. Un susseguirsi di morti ammazzati e sparizioni improvvise, mentre Caselli - sullo schermo Citran - e il suo gruppo di magistrati davano la caccia ai boss Leoluca Bagarella e Giovanni Brusca, crudeli, spietati, sanguinari. Fino agli arresti avvenuti proprio grazie alle indagini del magistrato Antonio Sabella, che racconta i concitati anni di terrore nel libro Il Cacciatore di mafiosi edito da Mondadori. Quello stesso volume che ha ispirato la fiction televisiva dei registi Davide Marengo e Stefano Lodovichi, l'unica serie italiana in gara al festival di Cannes.

FICTION DI SUCCESSO
«Il film ha un sottofondo romanzato, ma è molto fedele nella narrazione dei fatti al libro di Sabella» dice Roberto Citran, unico veneto nel cast. «Cercavano un uomo del Nord come Caselli e, per i siciliani, da Roma in su siamo tutti milanesi, quindi anche un veneto come me andava bene» sorride ricordando il provino di un anno fa. «Ho letto il libro di Sabella e il film ha cercato di riprodurre gli eventi accaduti tra il 1993 e il 1994, i fatti di cronaca sono tutti veri e la crudeltà messa in scena non è eccessiva» spiega Citran. A partire dal sequestro di Giuseppe Di Matteo, il dodicenne con la sola colpa di essere figlio di un pentito di mafia. Il suo corpo non è mai stato trovato, sciolto nell'acido. «La storia del ragazzino è tremenda e reale - spiega Citran - Il bambino è rimasto sequestrato per più di due anni e sono impressionanti le parole di Brusca nel descrivere come si è fatto cadere indietro, quasi a volerla far finire, quando è stato ammazzato. Davvero da brividi». Gli interni del film sono stati girati a Roma, gli esterni a Palermo. Sul suo personaggio, Citran racconta di averlo incontrato: «Caselli dalla Sicilia è stato trasferito a Roma e qui l'ho incrociato in un museo, era circondato dalla scorta. Mi sarebbe piaciuto avvicinarlo, ma non ho avuto il coraggio di farlo, nemmeno lontanamente potevo immaginare che lo avrei interpretato».
TELEVISIONE E CINEMA

Finito di registrare la fiction Roberto Citran si è rituffato nel teatro con Miss Marple al fianco di Maria Amelia Monti, ma anche nello spettacolo assieme a Silvio Orlando. Mentre ha già girato, e verrà trasmessa sempre in Rai, un'altra serie talevisiva con Claudio Amendola, ambientata in un commissariato di polizia, per la regia di Marco Ponte Corvo. Ma fra le decine di personaggi impersonati quelli che gli sono rimasti più nel cuore sono quelli interpretati nei film Il Toro e il Prete bello di Carlo Mazzacurati. «È una questione affettiva rappresentano un periodo particolare della mia vita - conclude - mi sentivo nel pieno della mia ricerca».
Raffaella Ianuale
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Il Gazzettino