Biennale Teatro, consegnati i Leoni Via alla rassegna con 46 spettacoli

Biennale Teatro, consegnati i Leoni Via alla rassegna con 46 spettacoli
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IL PROGRAMMA
«Sono solo un regista; il presidente della Biennale, Paolo Baratta, pian piano mi sta insegnando ad essere anche un direttore artistico». Con queste parole il direttore del settore teatro della Biennale, Antonio Latella, ha aperto ieri mattina il 46. Festival Internazionale del Teatro, che proseguirà fino al 5 agosto. Il titolo è Atto secondo: Attore /Performer, ovvero il florilegio dei diversi modi di stare in scena ed interpretare il teatro, un'arte che esiste solo nel momento in cui viene prodotta. «La kermesse come luogo di ricerca e non come risultato di una ricerca», ha illustrato Latella, che poi ha annunciato il tema prescelto per questa edizione: il bacio: «Un gesto quanto mai performativo, il più naturale che conosciamo, mai uguale».

I PREMI
Al teatro dell'Arsenale e in quello delle Tese avranno luogo 46 performance (comprese le repliche), con 7 prime assolute e 16 prime italiane. L'inaugurazione della manifestazione, nella sala delle colonne di palazzo Giustinian, ha visto la consegna dei leoni d'oro e d'argento, aggiudicati rispettivamente al duo Rezza-Mastrella e alla compagnia Anagoor di Simone Derai e Paola Dallan. Antonio Rezza e Flavia Mastrella calcano le scene dall'87, l'uno performer-autore e l'altra artista-autrice, sempre firmando a quattro mani l'ideazione e il progetto artistico degli spettacoli. Ora propongono 7 14 21 28, civiltà numeriche a confronto, ovvero la sconfitta definitiva del significato. Malesseri in doppia cifra che si moltiplicano fino a trasalire. Oscillazioni e tentennamenti in ideogramma mobile. Fine delle parole. Inizio della danza macabra. Il compagno di gioco affianca l'inconsapevole eterno bambino che è costretto a cedere ad una realtà biologica e numerica che si spinge inevitabilmente dove il vigore del suo tempo vuole.
IL SUCCESSO DI ANAGOOR

La compagnia Anagoor, di Castelfranco, che ha ricevuto le congratulazioni del Teatro Stabile del Veneto, suo co-produttore, ha condotto invece un lavoro profondo sulla ricerca di un nuovo linguaggio attingendo ad immagini e simboli che riconducono alla nostra memoria culturale. In questo nuovo spettacolo: Orestea. Agamennone, Schiavi, Conversio soggiace l'idea che i greci abbiano posto la convinzione che l'essere finisca nel niente, sprofondando per sempre l'Occidente nel dolore. La filosofia nasce per portare rimedio a questo dolore: per noi ogni cosa che muta transita per una fine assoluta, un annientamento totale che ci toglie il fiato e ci rende folli. La conseguenza tremenda di questa follia è che ogni esistenza percepisce la minaccia dell'annientamento ed è pronta a osare tutto. Eschilo, con il suo teatro che inizialmente è pratica filosofica, è il primo nella storia a dire no per mezzo del pensiero, un no assoluto a questo dolore. Oggi a noi mancano categorie in grado di farci percepire la scossa del sacro con cui il cittadino ateniese assisteva alle rappresentazioni tragiche. Anagoor affronta l'Orestea di Eschilo a partire da questa distanza incommensurabile. Il testo eschileo è inizialmente assunto nella sua integralità, ma condensandone ed espandendone i nuclei fondamentali con linguaggi e tecniche cari ad Anagoor (la visione, il canto, l'orazione), fino a tradirlo, affiancandolo o sostituendolo con un arcipelago intertestuale che complica l'orizzonte della meditazione sul male e sulla fragilità del bene, e sulla lingua che li descrive. L'intero programma è al link http://www.labiennale.org/it/teatro/2018.
Tullio Cardona
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Il Gazzettino