LA LEZIONECosa avrebbe fatto Roberto Benigni se non fosse stato Roberto Benigni? La domanda arriva dal pubblico durante la masterclass che la Biennale organizza per il Leone d'oro...
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Cosa avrebbe fatto Roberto Benigni se non fosse stato Roberto Benigni? La domanda arriva dal pubblico durante la masterclass che la Biennale organizza per il Leone d'oro alla carriera. L'attore, regista e comico toscano sorride: «Un bel pretino di campagna?». E che consiglio darebbe ai giovani che vogliono fare cinema, chiede una ragazza? «Se sapessi rispondere a questa domanda insegnerei teologia alla Sorbona». Poi, però, si fa serio: «Posso solo consigliare di seguire il proprio fuoco. E di non ascoltare chi dice che per fare cinema bisogna essere spontanei. No, dovete essere falsi, semmai, perché cinema è recitare, è fiction. E, soprattutto, bisogna fare fatica, non è un gioco, anche se Orson Welles diceva che il cinema è il più bel trenino elettrico che sia mai stato inventato».
Ecco il Leone d'oro alla carriera che mercoledì sera, in Sala Grande, davanti al presidente della Repubblica, si è commosso e ha emozionato, ecco il premio Oscar che a 68 anni parla ai giovani e quando una ragazza confessa pubblicamente di essere venuta al Lido per lui, per cercare di abbracciarlo, lui a sorpresa indossa la mascherina, si alza, la va incontro. E l'abbraccia.
IL DESIDERIO
Nel corso della sua lectio magistralis, una conversazione con il critico cinematografico Gianni Canova, Benigni ha detto di non avere progetti per nuovi lavori: «Se trovassi un'idea che mi piace, farei subito un film con tanto entusiasmo. Per ora leggo Dante e penso sempre allo spettacolo». «Sarebbe bello fare un film su Dante, ma lui è intoccabile, irraggiungibile». L'ultimo suo film è stato La tigre e la neve del 2005: «Una volta pensavo tutto il giorno al cinema, alle storie da raccontare. Una volta sentivo tante idee che si muovevano dentro di me, quasi mi cercavano. Ora sono io che devo andare a cercare le idee. Il tempo passa e bisogna anche assecondarlo».
Il Leone d'oro alla carriera ha raccontato i maestri della comicità che lo hanno ispirato («Modelli irraggiungibili»), da Totò a Jacques Tati («Un asceta»), a Buster Keaton e soprattutto Charlie Chaplin («Grande come Michelangelo, i suoi film sono capolavori come la Cappella Sistina»). E dalle comiche di Charlot è arrivato a trarre un insegnamento: «La cosa più importante nella vita è il sentimento, non l'istruzione come mi ammoniva la mia mamma: studia ragazzo, mi diceva. Ci vorrebbe un'educazione sentimentale fin da ragazzi. Nella vita è fondamentale trovare qualcuno da amare».
Passando in rassegna i registi, Benigni ha messo sul piedistallo Federico Fellini, con cui girò La voce della luna: «Quest'uomo è stato un miracolo della natura, Fellini è come Picasso, come Stravinskij, il più grande regista del 900». E oggi? Oggi, ha osservato Benigni, l'uso e l'abuso dei telefonini hanno spezzato la magia del cinema: «L'occhio ormai è strozzato dalle immagini. Così il cinema ha perso la sua forza, la sua purezza».
Alda Vanzan
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Il Gazzettino