AUMENTO DEI REATI PORDENONE «Pordenone non è il Far West e nemmeno

AUMENTO DEI REATI PORDENONE «Pordenone non è il Far West e nemmeno
AUMENTO DEI REATIPORDENONE «Pordenone non è il Far West e nemmeno Scampia. Finiamola, una volta per tutte, di screditare questa città e, invece di lamentarci sempre e per...

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AUMENTO DEI REATI
PORDENONE «Pordenone non è il Far West e nemmeno Scampia. Finiamola, una volta per tutte, di screditare questa città e, invece di lamentarci sempre e per tutto, lanciamo un messaggio forte a chi le norme le promulga, partendo dal presupposto che serve una maggiore vigilanza del territorio e, soprattutto, la certezza della pena. Basta con leggi dalle mille interpretazioni, che non portano da nessuna parte. Qui per stangare i delinquenti servono norme severe, che mettano nella condizione i giudici e le forze dell'ordine di espletare al meglio il loro lavoro».

IL PRESIDENTE
Alberto Marchiori, presidente di Ascom Confcommercio per il Friuli Occidentale, non usa mezzi termini. Il monitoraggio (riferito al primo trimestre) sul numero di reati commessi, effettuato periodicamente dal Viminale, ha fatto emergere come in Friuli Venezia Giulia il trend sia in netto calo rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Segno negativo per Trieste, Udine e Gorizia, positivo per Pordenone che ha fatto registrare un +4,4 per cento. Unica eccezione i dati di Pordenone, dove i reati crescono del 4,4%. «Pordenone - aveva commentato il ministro Matteo Salvini - è una delle cinque province italiane dove i reati non calano. Ho chiesto approfondimenti e monitoraggi costanti: sono sicuro che, collaborando con gli amministratori locali, riusciremo a invertire le tendenze». Marchiori ammette che «fatti ed eventi nella nostra realtà sono sotto gli occhi di tutti. Qui, però, a differenza di altre città italiane le forze dell'ordine hanno anche assicurato alla giustizia i malviventi. E, cosa non di poco conto, hanno pure recuperato in molti casi la refurtiva». «I dati sono dati, è vero, ma sarebbe opportuno, per il bene di tutti, smorzare toni troppo accessi sulla questione della sicurezza. Polizia, carabinieri, guardia di finanzia e polizia locale a Pordenone operano con grandissima professionalità. L'invito a tutta la cittadinanza, commercianti in prima linea, è di essere sentinelle del territorio».
L'EX SINDACO
All'analisi di Marchiori fa eco quella di Alvaro Cardin, già sindaco della città: «I numeri del Viminale non inconfutabili ammette ma è da tenere presente che Pordenone, né per caratteristiche sociologiche che per dimensione, è paragonabile a Udine, Gorizia e Trieste. La nostra città, e quando dico città guardo all'hinterland con in testa Porcia e Cordenons, ha subito marcate trasformazioni negli ultimi 30 anni. Mentre è andata spopolandosi gradatamente dei propri cittadini che hanno reputato essere vantaggioso (economicamente) spostarsi verso le aree limitrofe, si è arricchita di stranieri. Non voglio additare nessuno precisa Cardin ma temo che la maggior parte dei reati possa essere riconducibile ad una mancata integrazione di molte di quelle persone con il tessuto sociale locale. Vedo una città indebolita, che non ha trovato la forza di reagire. Pordenone ha bisogno di ricreare la propria identità e, ancor più, di ricevere una forte iniezione di ordine e disciplina. Perché non bastano i soli interventi della forze dell'ordine a spazzare via la malavita».
IL PRETE

L'analisi di monsignor Angelo Santarossa (in foto), già cappellano militare, è ancora più specifica e arriva dagli schermi di Telepordenone: «I reati vengono commessi - va dritto al punto - dove c'è abbondanza, lavoro e soprattutto soldi. I delinquenti non vanno a scegliere di certo realtà povere e marginali. A Pordenone e generalmente in tutta la Destra Tagliamento si vive bene, meglio magari rispetto a Gorizia e a Trieste. E forse qui la gente si è decisa, finalmente, a denunciare i torti subiti: ha fiducia nelle forze dell'ordine e nel loro operato. I delinquenti si sentono invincibili quando i cittadini si girano dall'altra parte, per paura di ripercussioni e per non mettersi in prima persona, e quando non collaborano sufficientemente bene con chi è preposto a vigilare sulla nostra sicurezza».
Alberto Comisso
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino