Mel in vendita, Wanbao sotto accusa Tutti contro i cinesi: «Impegni traditi»

Mel in vendita, Wanbao sotto accusa Tutti contro i cinesi: «Impegni traditi»
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BORGO VALBELLUNA - Stanchezza e rassegnazione ma soprattutto una grande dimostrazione di dignità. Nonostante sul loro futuro penda un incognita grande così, nonostante i loro datori di lavoro abbiano annunciato che finiti i soldi in cassa non hanno intenzione di investirne di nuovi, ieri a Mel la produzione non si è fermata. Tutti si sono messi al lavoro, con il nodo in gola ma senza protestare.

IL GIORNO DOPO Ma se ventiquattrore dopo l'incontro, definito da alcuni «funesto», i lavoratori sono con la testa bassa sulla produzione. Anche la politica è al lavoro. «Hanno disatteso gli impegni che si erano assunti con le istituzioni locali, regionali e nazionali - spiega Elena Donazzan, l'assessore regionale al lavoro che ha preferito attendere che passasse la notte prima di commentare - ora facciano in modo di uscire da questa situazione operando concretamente per la cessione del sito di Mel a un nuovo soggetto industriale che sia davvero in grado di valorizzarne le effettive potenzialità, salvaguardando gli attuali asset aziendali e le competenze professionali dei 300 dipendenti che qui lavorano». Parole misurate dopo anni in cui la Regione ha fatto più di uno sforzo per garantire un futuro a questi stabilimenti. E proprio per questo il tono è quello della stanchezza, prima che della rassegnazione. «Regione, amministrazioni locali, il governo attraverso il ministero dello Sviluppo economico e ora anche il ministro per i Rapporti con il parlamento dipendenti, parti sociali - continua Donazzan - si sono convintamente impegnati a sostegno del rilancio industriale sin dal momento in cui il sito di Mel venne acquisito e ognuno ha messo a disposizione gli strumenti di propria competenza per sostenere questa azienda. Per parte nostra abbiamo offerto supporto sulla formazione di lavoratori, sulla ricerca e lo sviluppo, elementi essenziali per assicurarne un futuro certo e duraturo. Tutto ciò, purtroppo, è stato vanificato dal disimpegno del gruppo cinese».
L'ATTACCO Se il ministro per i Rapporti con il parlamento, il bellunese Federico D'Incà, aveva chiarito che Mel sarebbe diventato il simbolo dei rapporti tra Italia e Cina ieri anche l'assessore regionale, è ritornata sul concetto. «I compressori prodotti a Mel conclude Donazzan appartengono a quel comparto produttivo degli elettrodomestici che in Veneto annovera grandi aziende e risulta essere dinamico e vitale. Se non si vogliono compromettere i rapporti commerciali ed economici tra la nostra regione e quella di Guangzhou, con la quale abbiamo iniziato percorsi comuni e di reciproco interesse, è imprescindibile che Wanbao garantisca tutta la collaborazione affinché lo stabilimento sia ceduto a un nuovo soggetto affidabile e in grado di mettere a frutto le opportunità che avevamo offerto alla proprietà cinese, la quale, purtroppo, non le ha utilizzate». 

IL RETROSCENA Insomma il futuro di Mel non sarà solo il futuro di quello stabilimento ma sarà il futuro dei rapporti tra Italia e Cina. Intanto nelle ultime ore sono emersi altri dettagli del tavolo (di scontro) in cui il ministro D'Incà non ha risparmiato nulla alla controparte dei sindacati: a quella Wanbao che aveva promesso un futuro di investimenti in provincia. All'ennesima indisponibilità a trattare espressa dai cinesi il responsabile dei Rapporti con il parlamento ha impugnato il cellulare ed ha chiamato l'ambasciata cinese a Roma. Quale sia stato il contenuto della conversazione nessuno lo ha svelato ma visto l'atteggiamento tenuto da D'Incà per difendere i suoi concittadini è più che probabile che non sia stata una telefonata di cortesia ma l'anticipazione di quanto potrebbero diventare tesi i rapporti sull'asse Roma - Pechino. Se sarà servito si capirà solo quando arriverà la risposta alla richiesta di un rinvio di diciotto mesi alla chiusura. Anche questa una controproposta messa sul tavolo da D'Incà, assieme al nome del commissario indicato dal governo: Maurizio Castro.
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Il Gazzettino