Le vongole stanno morendo: troppo caldo ed eccesso di sale nelle lagune

La raccolta delle vongole nella laguna di Caleri
PORTO VIRO/ROSOLINA  L’anomala ondata di caldo e la scarsa portata di Po e Adige stanno mettendo a rischio la mitilocoltura nelle lagune di Caleri, Marinetta e...

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PORTO VIRO/ROSOLINA  L’anomala ondata di caldo e la scarsa portata di Po e Adige stanno mettendo a rischio la mitilocoltura nelle lagune di Caleri, Marinetta e Vallona. L’allarme viene dagli operatori che in questi giorni stanno registrando morìe di vongole veraci, imputabili certamente ai mutamenti climatici, ma anche all’inadeguatezza degli interventi di manutenzione, per non parlare dell’assenza di veri lavori di vivificazione, che gettano un’ombra pesante sul futuro del comparto.

«La nostra attività è fragile che si regge su un equilibrio di molteplici fattori - spiega Stefano Benetton, presidente della Rete Po di Levante che raggruppa l’80% delle imprese che operano nelle zone a cavallo dei comuni di Rosolina e Porto Viro - da un lato c’è il Po, che è collegato alle lagune, e dall’altro c’è il clima che, in modo diverso durante il corso dell’anno, influenza la temperatura, alla quale è legata la disponibilità di ossigeno. La differente irradiazione, come conseguenza, porta alla proliferazione di alghe. In questo periodo, poi, vi è anche il problema della salinità. Mediamente, una laguna come quella di Marinetta presenta abitualmente valori tra il 10 e il 20 per mille, mentre oggi vengono registrati tra il 25 e il 36».

Perché muoiono le vongole?


Temperature troppo elevate e grado salino elevato stanno avendo come conseguenza una massiccia presenza di alghe, sia di tipo Chaetomorpha che Ulva Lactuga o “lattuga di mare”, il che porta ad un terzo fenomeno deleterio per le coltivazioni di molluschi: una bassa concentrazione di ossigeno certificata dalle sonde di Arpav. «La situazione di anossia, probabilmente, è presente anche nelle limitrofe valli da pesca chiuse - continua Benetton - infatti giornalmente notiamo la presenza di ‘acqua bianca’, ovvero povera di ossigeno, accompagnata dal caratteristico odore della degradazione della materia organica. Per questo bisognerebbe che il ricambio d’acqua delle aziende vallive venisse fatto corrispondere ai periodi in cui vi è un elevato ricambio d’acqua delle lagune stesse, viceversa si ricade nei cosiddetti ‘morti d’acqua’ che tanti danni arrecano alla molluschicoltura. Insomma, si sta verificando una sommatoria di fenomeni che mettono a rischio l’attività dei circa 350 operatori delle lagune di Caleri, Marinetta e Vallona, al punto che - tra declino produttivo, assenza di interventi di vivificazione e cambiamenti climatici - molti potrebbero presto restituire le concessioni». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino