VENEZIA È un evento glocal, la Venicemarathon che si snoderà domenica per l'edizione numero 34. tra Riviera del Brenta e centro storico, e da questa doppia...
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Del resto vi siete fatti sempre apprezzare lasciando alla fine un percorso anche più pulito di quello che trovate...
«Venezia è una città speciale e particolare, un comportamento diverso sarebbe stato un autogol. Il rispetto del territorio è sempre stato uno dei tre cardini della nostra azione, insieme alla solidarietà e alla spinta sul fronte dell'accessibilità».
Se oggi diversi ponti del centro storico hanno rampe a misura di disabili e molte altre sono in progettazione è merito anche dell'azione di pungolo della VM.
«La maratona di Venezia col solo fatto di esserci è stato un acceleratore formidabile, ha quasi imposto il tema dell'accessibilità nel centro storico: se su quei ponti ci passavano gli atleti potevano crearsi le stesse condizioni per tutti, e così è stato».
È il vostro orgoglio, guardandovi indietro?
«Beh, sì. Ma devo dire che così come la VM è l'espressione di un gioco di squadra, con in campo oggi perfino i figli dei primi volontari di 34 anni fa, lo stesso è stato per le rampe. Abbiamo contato nel tempo sull'attenzione delle amministrazioni comunali, sulla sensibilità della Soprintendenza, e anche sulla pressione che un giornale come Il Gazzettino ha saputo e voluto esercitare sul tema».
Siete stati anticipatori anche del numero chiuso: perchè avete deciso di fermarvi a quota 8mila iscritti?
«Non era un messaggio politico ma consapevolezza della specialità della città e la determinazione a rispettare chi la vive. Avremmo potuto avere più runners, ma giocandoci la considerazione di cui godiamo».
È stata una scelta vincente, 34 anni fa, di partire dalla Riviera del Brenta?
«Vincente e coraggiosa, 40 anni fa era conosciuta per essere la terra della mala e di Maniero, al massimo si parlava del distretto delle scarpe. Grazie alle riprese televisive andate in tutto il mondo abbiamo rivelato le bellezze delle Ville e del territorio del Brenta, è stata un'intuizione. Ma cerchiamo anche di cogliere le opportunità che di volta in volta si creano sul percorso: appena fu realizzato il parco di San Giuliano a Mestre, nel 2004, noi ci portammo i maratoneti, e lo stesso abbiamo fatto l'anno scorso passando per l'M9».
Progetti per il futuro?
«Restare in questo solco: una manifestazione che non tradisce la natura di grande evento sportivo internazionale ma che riesca ad essere portatrice anche di altri valori e funzioni, come moltiplicatore di opportunità per il territorio. E permettetemi, con l'occasione, di ricordare a nome di tutti noi il vostro Luca Miani, un giornalista che ci ha seguito fin dalla prima edizione nell'86 e che dei valori della Venicemarathon è stato sempre partecipe».
Tiziano Graziottin Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino