A Venezia sport da serie A, ma gli impianti sono da B: pochi posti e impianti vecchi

Lo stadio Penzo a Venezia
MESTRE - Venezia ad un passo dalla serie A, Reyer in semifinale scudetto, Umana donne con il tricolore appuntato sul petto appena conquistato. L'anno sportivo maledettamente...

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MESTRE - Venezia ad un passo dalla serie A, Reyer in semifinale scudetto, Umana donne con il tricolore appuntato sul petto appena conquistato. L'anno sportivo maledettamente segnato dal Covid ha svuotato le tribune, ma in compenso ha riempito gli occhi e l'anima dei tifosi veneziani di calcio e basket, che forse come mai in passato possono ora godersi successi e conquiste della loro squadra del cuore, allargando il confine dei loro sogni di appassionati. Al di là di come andrà a finire l'annata agonistica per Venezia e Reyer, ancora pienamente impegnate nella conquista di un traguardo prestigioso, emerge però in prospettiva un enorme paradosso, che in verità si trascina da anni sullo sfondo dello sport veneziano.

FUTURO A RISCHIO

Ed è la considerazione di come la Venezia sportiva così all'avanguardia sotto il profilo dei risultati, si scontri visibilmente con l'arretratezza di impianti ormai vetusti, che rischiano di minare le potenzialità di sviluppo futuro. Inutile nasconderselo, Penzo e Taliercio, con tutte le loro criticità emerse irrimediabilmente nel tempo, rischiano di rivelarsi una pesante zavorra anziché un ideale trampolino di lancio per portare avanti progetti di sviluppo solidi, duraturi e sostenibili nel tempo. E diventa sempre più intollerabile l'idea che il capoluogo del Veneto, città metropolitana, universalmente riconosciuta come la più bella del mondo, non abbia uno stadio e un palazzetto dello sport all'altezza del suo prestigio e della sua storia.
Problemi nuovi, eppure vecchissimi. Del nuovo stadio in terraferma si parla almeno da quarant'anni, durante i quali è via via slittato in diverse aree: dalla zona Generali ai confini con Mogliano, alla punta San Giuliano, fino al Quadrante di Tessera accanto all'aeroporto. Nulla di realmente concreto, in realtà, a parte il progetto portato avanti da Zamparini a inizio Duemila e poi miseramente naufragato, a causa del mancato accordo con l'amministrazione comunale sulla convenzione per l'uso.

IL PIANO B

E anche le nuove velleità di uno stadio da costruire in terraferma portate avanti dall'attuale proprietà statunitense del Venezia, accolte con favore dal Comune (nel 2018 ha anche dichiarato l'interesse pubblico, in attesa di un progetto definitivo), sembrano al momento accantonate, in favore di una ristrutturazione parziale del Penzo, che il club lagunare ha ottenuto in concessione per altri 9 anni e sul quale ha appena investito mezzo milione di euro per adeguare l'impianto di illuminazione ed eliminare le barriere tra campo e tribune. Resta però che la ristrutturazione si scontra con difficoltà logistiche di difficile soluzione in caso di serie A, dove sono richiesti ferrei standard per ottenere l'autorizzazione (capienza di almeno 16mila spettatori dagli attuali 7.500, adeguati locali ospitality, spogliatoi, sala stampa e mix zone, servizi igienici, tornelli d'ingresso) difficilmente compatibili con gli spazi attuali. Fermo restando il problema numero uno, cioè la collocazione a Sant'Elena, il vero grande deterrente per uno stadio sicuramente affascinante e unico al mondo, ma terribilmente scomodo da raggiungere per chi abita nell'area metropolitana.

BASKET PER POCHI

Stesso discorso per il Taliercio, che dopo aver onorevolmente tagliato il traguardo dei quarant'anni mostra ora tutti i suoi limiti, con la capienza inchiodata a 3.500 spettatori oltre la quale, nonostante i lavori di ammodernamento di dieci anni fa, non è possibile andare, e l'Umana costretta a lasciare nel cassetto il sogno di uno step in ambito europeo (per l'Eurolega servono almeno 8.000 posti). Una casa sicuramente non all'altezza delle ambizioni e della dimensione che ha ormai raggiunto la società granata nell'ambito del basket italiano. Venezia e Reyer hanno sicuramente vinto la loro scommessa sul piano sportivo. Ma la scommessa della città sugli impianti sportivi, da cui dipende molto del loro futuro, è ancora tutta da giocare. E da vincere.
 

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Il Gazzettino