Venezia "italianizza" i nomi di calli e campielli: è bufera

Una delle scritte "italianizzate" a Cannaregio
Di sicuro Giuseppe Boerio, celebre compilatore del Dizionario del Dialetto veneziano nel 1826, se lo sapesse, si rivolterebbe nella tomba. Di certo andrebbe all’attacco per...

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Di sicuro Giuseppe Boerio, celebre compilatore del Dizionario del Dialetto veneziano nel 1826, se lo sapesse, si rivolterebbe nella tomba. Di certo andrebbe all’attacco per evitare l’"italianizzazione" degli antichi "nizioleti", ovvero i "fazzoletti" bianchi che a Venezia stanno ad indicare i nomi di calli e campi. Già.




Anche qui segno dei tempi: si è arrivati all’omologazione e, in molti casi, si è giunti a stravolgere non solo il "toponimo", ma - udite udite - a tradurlo anche in italiano. Ed è questo che molti cittadini e turisti appassionati della città hanno deciso di denunciare, attaccando soprattutto il Comune di Venezia e il suo assessore alla Toponomastica, Tiziana Agostini che, a loro avviso, invece di tutelare i vecchi nomi, in alcuni casi li ha tradotti, modificati e "italianizzati". Posizione peraltro che avrebbe già visto il "distiguo" dell’assessore ai Lavori pubblici, Alessandro Maggioni, interessato, invece, a tutelare le antiche dizioni.



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E' il caso, ad esempio, del toponimo "Rio terà degli Assassini", storpiato con l’uso bizzarro della parola "terrà" che, ovviamente non va più a far intendere la parola "interrato", ma lo fa provenire dal verbo "tenere" declinato al futuro... Piccole follie.



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