VENEZIA - A suo modo, la sentenza pronunciata ieri dal giudice dell'udienza preliminare Massimo Vicinanza è destinata a fare scuola. Perché quella a 2 anni e 6...
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L'INCHIESTAL'indagine che ieri ha portato alla condanna dell'albergatrice, socia accomandataria e legale rappresentante della T&D Soci Sas (con sede a Castello 4541, stesso indirizzo del Lux) prende il via come una delle tante segnalazioni fatte dalla Guardia di Finanza e dal Comune di Venezia nei confronti degli albergatori che decidono di intascarsi la tassa di soggiorno versata dai turisti. Il regolamento di Ca' Farsetti, comunque in linea con quanto stabilito a livello nazionale, prevede che i soldi della tassa di soggiorno vengano versati entro la fine del trimestre di competenza. Una prescrizione che l'albergatrice non aveva mai osservato per cinque anni, tra il 2012 e il 2017. Nè per quanto riguardava il saldo del Lux, né per Casa Tellier e Casa Banon, i due affittacamere di proprietà della T&D Soci Sas.
IL REATOÈ il capo d'imputazione firmato dalla procura lagunare a disegnare con precisione il raggiro costato la condanna alla cinquantanovenne imprenditrice alberghiera. Donatella Toso infatti era «onerata, quale incaricato di pubblico ufficiale, della riscossione dell'imposta di soggiorno e del suo riversamento» al Comune dei soldi. Ma lei, si legge nell'atto d'accusa, «avendo per tale ragione il possesso e comunque la disponibilità di denaro pubblico di spettanza del Comune di Venezia, corrispondenti alla tassa di soggiorno regolarmente riscossa dai clienti» del Lux e dei due affittacamere, non versava gli oltre 179 mila euro alla Tesoreria di Ca' Farsetti, «contestualmente alla presentazione delle dichiarazioni trimestrali dei pernottamenti e non provvedendovi neppure, escluso il 2012, dopo il ricevimento delle intimazioni».
Per non aver versato la tassa di soggiorno per ben trentasei mesi, lo scorso novembre la stessa Donatella Toso era stata condannata dalla Corte dei Conti a risarcire il Comune di Venezia con 73.500 euro per un debito iniziale che superava i 91mila euro, poi sceso dopo il pagamento di un acconto da parte dell'imprenditrice alberghiera. Che dai ieri dovrà anche fare i conti con una condanna per peculato decisa dal giudice.
Nicola Munaro Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino