Tasse e residenzialità. Il Comune firma l'appello anti-Airbnb

Tasse e residenzialità. Il Comune firma l'appello anti-Airbnb
VENEZIA - Il Comune aderisce all'appello di dieci capitali del turismo affinché la prossima Commissione europea ponga un freno allo strapotere di Airbnb. Lo annuncia...

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VENEZIA - Il Comune aderisce all'appello di dieci capitali del turismo affinché la prossima Commissione europea ponga un freno allo strapotere di Airbnb. Lo annuncia l'assessore al Bilancio Michele Zuin, spiegando come il sindaco Luigi Brugnaro abbia accolto l'esortazione del Gruppo 25 Aprile e dell'associazione Progetto Firenze a sottoscrivere la lettera, che ha già avuto una vasta eco a livello internazionale. È fondamentale che una città come Venezia si schieri con Amsterdam, Barcellona, Berlino, Bordeaux, Bruxelles, Cracovias, Monaco, Parigi, Valencia e Vienna per la valenza simbolica di luogo in cui la residenzialità è ammazzata dal dilagare delle locazioni brevi.

 
FIRMIAMO
«Siamo più che d'accordo ad aderire all'appello delle dieci città europee - spiega Zuin - perché con le armi che abbiamo a disposizione da sempre combattiamo le locazioni turistiche. Parliamo soprattutto di tassazione. Lo scorso anno abbiamo creato tre categorie per l'imposta di soggiorno, di cui la più alta paga 4,5 euro. Quest'anno abbiamo tolto per le locazioni brevi la riduzione per Mestre (20 %) e isole (30 %). E poi, non ci siamo mai sottomessi a Airbnb».
Lo stesso sindaco Luigi Brugnaro, ha sempre detto che il problema di questa città non sono gli alberghi, ma le locazioni, che portano i turisti nei palazzi dove abitano le famiglie.
RISPETTO DELLE REGOLE
«Il punto fondamentale - prosegue Zuin - è che questi di Airbnb non vogliono far sapere a nessuno quanto loro effettivamente transano e introitano. Lo abbiamo toccato con mano ai numerosi incontri avuti con la multinazionale. Loro chiedevano una aliquota unica, mentre noi insistiamo a dire che sono loro a doversi adeguare alla nostra potestà regolamentare. Inoltre, e cito un dato di Federalberghi, Airbnb sarebbe obbligata per legge a introitare l'imposta di soggiorno sulle transazioni, ma in realtà lo fa solo in 18 Comuni sui 997 che applicano l'imposta. A questi Comuni Airbnb dà un forfait, perché non vuol sapere i suoi affari. A Venezia una cosa del genere non sarebbe mai accettata anche perché comporterebbe gli estremi per la contestazione di un danno erariale».
UN PERICOLO
Il pericolo che Airbnb continui ad operare infischiandosene delle leggi nazionali, versando i suoi profitti europei nel paradiso fiscale Irlanda (106 miliardi di dollari nel 2015 dalle multinazionali) e contribuendo allo spopolamento delle città d'arte è serio. Di qui l'appello all'Europa affinché una volta per tutte affronti l'argomento escludendo che Airbnb possa essere considerato un fornitore di informazioni digitali invece di un'agenzia immobiliare.

«Abbiamo dimostrato - spiega poi - Zuin - che è in pericolo la residenzialità perché è quasi impossibile trovare case in affitto e anche nella compravendita nel prezzo è incorporato il possibile guadagno futuro con le locazioni turistiche. Il sindaco lo dice sempre: l'albergo è un presidio, se uno urla lo fanno stare zitto, se succede qualcosa chiamano la polizia. Negli appartamenti si fa ciò che si vuole. Il sindaco - conclude - mi ha detto di firmare senza indugio. Se le battaglie sono giuste vanno combattute. È giusto che Airbnb rispetti la legge italiana e che il Parlamento europeo e la Commissione europea affrontino il tema una volta per tutte».
Michele Fullin
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Il Gazzettino