TREVISO - Non avrebbero saputo nulla del bidone che sarebbe stato confezionato ai danni della clientela: semplicemente vendevano a raffica per disposizioni di natura squisitamente...
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Secondo l'ex dipendente nel 2013 a tutto il personale di Veneto Banca arrivò infatti una direttiva che assegnava l'incarico di raccogliere più soci azionisti possibili perché la Banca aveva problemi di crediti deteriorati da coprire e quindi aveva la necessità di recuperare denaro per rappresentare un patrimonio netto che rientrasse nei parametri di legge. Quindi non una operazione di collocamento da condurre in porto con il miglior risultato commerciale, ma una vera e propria missione di salvataggio per una Banca la cui stessa esistenza era messa a repentaglio dai crediti a rischio. «Tutti i miei colleghi ne erano a conoscenza» ha spiegato l'ex funzionario.
Dalla direzione centrale, secondo il racconto del dipendente di Veneto Banca, arrivavano in continuazione comunicazioni che dovevamo incentivare il collocamento. In una si legge: «Dobbiamo tornare con forza su questa classe di attivo (le azioni, ndr), non c'è bisogno di dire ancora quanto sia importante per il gruppo e per i soci stessi... ». E c'era una tecnica che secondo il supertestimone sarebbe stata utilizzata quando tanti clienti, alla luce del crollo del valore dei titoli, dai primi mesi del 2014, chiesero di vendere.
Il Gazzettino