In una serata di ghiaccio ottanta persone escono di casa dopo aver cenato, prendono la macchina e raggiungono Brugine, un comune della campagna padovana. Parcheggiano dove...
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I RADUNI - Da mesi le riunioni del Clnv, il Comitato di Liberazione Nazionale Veneto, sono affollate. Stasera toccherà a Vazzola, nel trevigiano, la settimana prossima Pove del Grappa e Codognè. Il fatto che due mesi fa una ventina di leader e militanti del Comitato siano stati indagati e oggetto di perquisizioni oltre che di sequestri di computer e documenti, non preoccupa il popolo delle riunioni serali. Anzi, forse è proprio l'accusa degli inquirenti - quella di istigare a non pagare le tasse - a far breccia. A Brugine, più di una volta viene ripetuto: «noi non diciamo di non pagare le tasse», ma il concetto che «se si è nel Clnv non si è più italiani» ha un effetto conseguente. «Il nostro compito è passare dalla schiavitù alla libertà», dice, rigorosamente in lingua veneta, Maurizio Bedin. È reduce da Piovene Rocchette dove la mattina è stato con la pasionaria tosco-veneta Patrizia Badii e una sessantina di militanti del Clnv a difendere una famiglia che di lì a poco sarebbe stata sfrattata. Su Facebook scrivono: Un servo dello Stato italiano (ufficiale giudiziario) ha privato la famiglia Spezzapria i cui componenti sono soggetti in autodeterminazione della propria casa, letteralmente buttandola in strada. Per far questo, lo Stato si è cautelato, schierando intorno alla casa in sequestro le sue forze speciali, armate fino ai denti. La cosa vergognosa è che cittadini veneti sono privati della loro legittima casa da uno Stato fuorilegge. Quindi non è vero che si può non pagare le tasse? A Brugine nessuno lo domanda.
DALLA PREISTORIA - Bedin, che in tre ore passa dalla storia dei paleoveneti («Andate a visitare il museo di Este») agli atti internazionali di New York del 1966 («È grazie a questa legge che si raggiunge l'autodeterminazione»), continua a ripetere che bisogna partecipare, essere attivi, fare massa critica. I primi a dividersi, però, sono stati proprio quelli del Comitato. All'inizio ce n'era uno, adesso sono due e li si riconosce dall'estensione del dominio del sito internet: quello di Bedin, Badii e Gabriele Perucca è www.clnveneto.ch (sì, dominio svizzero), l'altro che tra i referenti vede Ruggero Peretti è www.clnveneto.com. Si sono spaccati la scorsa estate e continuano a farsi la guerra su chi sia il vero Comitato di liberazione nazionale. Di sicuro quello dei patrioti Perucca e Badii - quello del sito svizzero, per intenderci - è il più attivo sia sui social network che sul territorio, organizzando riunioni a raffica. Soprattutto nei paesi. Bedin lo ammette: «Siamo forti nelle campagne». Le città vi snobbano? «Le città sono centri operativi dello Stato». Del resto è nei paesi che si parla comunemente il dialetto, è qui che si mantengono più vive le tradizioni venete. Poi c'è chi ricorda che sempre nelle campagne costruirono il tanko dei Serenissimi. Flavio Contin, uno di quelli che nel 1997 assaltarono il campanile di San Marco, è nel Clnv.ch. A chiedere in giro, tra i politici vicino al mondo venetista, i commenti variano tra «non li conosciamo», «sono solo degli anarchici», «non rappresentano niente». Le serate intanto continuano. Con Bedin che ripete: «Sapete come hanno fatto l'unità d'Italia? Con la televisione, con i programmi spazzatura che vi inebetiscono il cervello. Non guardate la tv, leggete». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino