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VENEZIA Perché il Veneto va a caccia di vaccini sul mercato internazionale se poi non utilizza neanche quelli che lo Stato gli manda regolarmente? «Perché siamo prudenti», risponde il governatore Luca Zaia. Ossia: «Sulla carta ci hanno garantito che arriveranno altre fiale, ma se non arrivassero? Ne abbiamo tenute da parte per i richiami».
I dati ufficiali dei vaccini consegnati alle Regioni e da queste somministrati ai cittadini si trovano sul sito del governo (https://www.governo.it/it/cscovid19/report-vaccini/). Ieri il Veneto era agli ultimi posti nella classifica nazionale: ricevute 435.830 dosi, somministrate 303.004, pari al 69,5%. Peggio c'erano solo Sardegna (61%), Umbria (64,7%), Basilicata (67,5%), Sicilia (67,9%), Puglia (68%). Le Regioni che hanno vaccinato di più in rapporto alle fiale ricevute dall'Europa sono Valle d'Aosta (93,8%), Bolzano (87,7%), Friuli Venezia Giulia (76,6%). E poi Campania 78,1%, Emilia-Romagna 75,8%, Lazio 74,6%, Piemonte 74,5%, Lombardia 71,3%. Ma il Veneto non amava stare in cima alle classifiche? LA SPIEGAZIONE «Il Veneto ha utilizzato il 68,3% dei vaccini anti-Covid, sotto la media nazionale del 70,8%, per un tema prudenziale - ha detto il presidente della Regione, Luca Zaia -. Abbiamo una capacità di 20 mila dosi al giorno, con i medici di base arriveremmo a 45-50 mila dosi al giorno.
LA TRATTATIVA Quanto all'acquisto di vaccini sul libero mercato - 27 milioni di dosi offerte al Veneto da due diversi interlocutori di cui uno ha poi ritirato la disponibilità e l'altro non ha più risposto - Zaia non ha nascosto l'amarezza. «Credo - ha detto - che sia stata chiarita in maniera inequivocabile la faccenda, resta l'amaro in bocca e il dovere di andare fino in fondo alla verifica. La presidenza del Consiglio ha strumenti e legittimazioni costituzionali per andare in fondo, lo faccia. Un'indagine è auspicabile, chissà che sia validato il lavoro dei miei uffici».
L'OPPOSIZIONE Prima che Zaia parlasse di decisioni prudenziali, i consiglieri regionali del Pd con il capogruppo Giacomo Possamai erano intervenuti chiedendo spiegazioni: «Come mai le operazioni procedono così a rilento? Siamo d'accordo con Zaia: l'unico modo per uscire dalla pandemia è vaccinare in fretta il maggior numero di persone possibile, e come lui siamo preoccupati per i gravi ritardi nelle consegne da parte delle case farmaceutiche. Questa però non può essere una scusante per le proprie mancanze: ci sono Regioni molto avanti e altre drammaticamente indietro. Ad oggi risulta che quasi un terzo delle dosi, il 30%, sia ancora nei frigoriferi, per quanto riguarda AstraZeneca i numeri sono molto più elevati. Probabilmente, dire che avere 21 piani regionali con regole e tempistiche diverse non è la scelta migliore non è un reato». Appreso poi che si tratta di una «scelta prudenziale», il capogruppo dem è tornato sulla questione: «Prendendo per buone le sue dichiarazioni - ha detto Possamai- ci sono però delle incongruenze: è lo stesso presidente che a inizio anno parlava di macchina da guerra con il 43% di scorte smaltite in 48 ore, a metà del mese scorso annunciava di aver effettuato già il 96,3% delle vaccinazioni e appena dieci giorni fa sottolineava come la capacità del Veneto fosse dieci volte superiore alle quantità disponibili? Stiamo parlando di oltre il 30% dei vaccini, una prudenza che appare esagerata».
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