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MESTRE - «Ho il cancro, peso 37 chili e mi hanno abbandonata». A gridare il suo dolore è una paziente oncologica di Venezia, 50 anni, che chiameremo Lucia. Si trova da quasi due anni chiusa a casa, senza potersi vaccinare per via, paradossalmente, non del suo tumore, ma di un disturbo sopraggiunto dopo un calvario sanitario, un tunnel da cui oggi si scorge sì una luce, peccato sia quella di un treno contrario portatore della negazione dello stato d'invalidità. Ma per Lucia la sofferenza maggiore è di carattere psicologico e relazionale. «La mia oncologa da un anno non mi risponde più».
LA VICENDA
Era il 2011, e Lucia aveva 40 anni quando si è accorta di un gonfiore al seno. «Mi stavo lavando i denti - ricorda - e sfiorando la maglia l'ho sentito». Così è corsa subito a Treviso, dove è stata operata d'urgenza. «Cercando poi qualcuno che mi seguisse sono finita a Milano, alla Fondazione Veronesi, il cui primario mi cambia la cura: anziché la chemio per vena avrei dovuto prendere la pastiglia e sottopormi a radioterapia». Da lì le consigliano Padova. «Ho cominciato ad essere accompagnata da un'oncologa, l'unica che mi è stata vicino quando sono rimasta incinta e tutti mi dicevano di abortire.
Intanto la specialista patavina continua a negarsi. «Mi sono sentita abbandonata, senza una spiegazione. Ormai è più di un anno che la chiamo e non mi risponde, oppure butta giù, e poi vedo che visualizza i messaggi ma continua ad ignorarmi». Così Lucia prova a seguirsi da sola, programmando dei controlli. «Mi hanno chiamata pochi giorni fa, dopo 3 mesi di tentativi per una ecografia e una mammografia; sono due anni che nessuno verifica il mio stato di salute: solo il medico di base non mi ha trascurata, e lo ringrazio con tutto il cuore, ma non è il suo mestiere. Perché di cancro non si occupa più nessuno? Per non parlare del Crohn. Esiste solo il Covid, le altre malattie sono dimenticate».
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Il Gazzettino