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VENEZIA - In un certo senso sono il sogno di chiunque viva abbia fatto di Venezia la propria città d’elezione e, come i tanti campanili, le altane costituiscono parte integrante dello skyline della città d’acqua, punto privilegiato da cui osservarla. Per dirla con le parole del Tar a Venezia c’è una «risalente e diffusa presenza di altane nel panorama della città storica» e il fatto che possa essercene una in più - sempre nei limiti della decenza architettonica, si intende - non può rappresentare di certo un problema. Con questo ragionamento il tribunale amministrativo del Veneto ha accolto il ricorso di una veneziana che si era vista bocciare dalla Soprintendenza dei beni la richiesta di costruire una propria altana sul tetto del proprio palazzo. La storia che, in pratica, ha fatto delle altane un bene da promuovere inizia nel maggio 2019 quando una residente presenta istanza di autorizzazione paesaggistica per l’installazione di un’altana in legno e la realizzazione di un abbaino di accesso sul tetto del palazzo dove abita, non distante dalla Salute.
Ad agosto dello stesso anno la pratica viene rigettata in Comune per via del permesso negato dalla Soprintendenza che, nel motivare il proprio stop, dà «parere contrario in quanto la realizzazione di nuova altana e relativo abbaino si configura come un’eccessiva alterazione della copertura e improprio posizionamento dei pilastri di sostegno.
Il Gazzettino