«L'altana è pittoresca», il Tar concede il via libera e annulla il divieto della Soprintendenza

Venerdì 15 Aprile 2022 di Nicola Munaro
VENEZIA Una caratteristica altana sul tetto
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VENEZIA - In un certo senso sono il sogno di chiunque viva abbia fatto di Venezia la propria città d’elezione e, come i tanti campanili, le altane costituiscono parte integrante dello skyline della città d’acqua, punto privilegiato da cui osservarla.

Per dirla con le parole del Tar a Venezia c’è una «risalente e diffusa presenza di altane nel panorama della città storica» e il fatto che possa essercene una in più - sempre nei limiti della decenza architettonica, si intende - non può rappresentare di certo un problema. Con questo ragionamento il tribunale amministrativo del Veneto ha accolto il ricorso di una veneziana che si era vista bocciare dalla Soprintendenza dei beni la richiesta di costruire una propria altana sul tetto del proprio palazzo. La storia che, in pratica, ha fatto delle altane un bene da promuovere inizia nel maggio 2019 quando una residente presenta istanza di autorizzazione paesaggistica per l’installazione di un’altana in legno e la realizzazione di un abbaino di accesso sul tetto del palazzo dove abita, non distante dalla Salute.


Ad agosto dello stesso anno la pratica viene rigettata in Comune per via del permesso negato dalla Soprintendenza che, nel motivare il proprio stop, dà «parere contrario in quanto la realizzazione di nuova altana e relativo abbaino si configura come un’eccessiva alterazione della copertura e improprio posizionamento dei pilastri di sostegno. Il progetto pregiudica l’interesse del sito tutelato, non risulta rispettoso della specificità e peculiarità del contesto e dei valori paesaggistici da tutelare ed è pertanto incompatibile con la conservazione degli elementi di interesse ambientale e paesaggistico caratterizzanti l’area soggetta alle disposizioni di tutela». A sparigliare le carte in tavola concedendo il via libera alla costruzione è invece il Tar, a cui la donna si era rivolta. I giudici amministrativi infatti scrivono che analizzando l’intero incartamento «emerge la risalente e diffusa presenza nel panorama della città storica di Venezia di diversi manufatti che risultano avere impatto e dimensioni non dissimili da quelli dell’opera in progetto». Naturale a quel punto, annullare il parere poco motivato della Soprintendenza «dovendo emergere senza margini di incertezza - si legge - le ragioni del contrasto dell’opera con il tutelato interesse paesaggistico-ambientale».

Ultimo aggiornamento: 16:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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