VENEZIA - In un certo senso sono il sogno di chiunque viva abbia fatto di Venezia la propria città d’elezione e, come i tanti campanili, le altane costituiscono parte integrante dello skyline della città d’acqua, punto privilegiato da cui osservarla.
Ad agosto dello stesso anno la pratica viene rigettata in Comune per via del permesso negato dalla Soprintendenza che, nel motivare il proprio stop, dà «parere contrario in quanto la realizzazione di nuova altana e relativo abbaino si configura come un’eccessiva alterazione della copertura e improprio posizionamento dei pilastri di sostegno. Il progetto pregiudica l’interesse del sito tutelato, non risulta rispettoso della specificità e peculiarità del contesto e dei valori paesaggistici da tutelare ed è pertanto incompatibile con la conservazione degli elementi di interesse ambientale e paesaggistico caratterizzanti l’area soggetta alle disposizioni di tutela». A sparigliare le carte in tavola concedendo il via libera alla costruzione è invece il Tar, a cui la donna si era rivolta. I giudici amministrativi infatti scrivono che analizzando l’intero incartamento «emerge la risalente e diffusa presenza nel panorama della città storica di Venezia di diversi manufatti che risultano avere impatto e dimensioni non dissimili da quelli dell’opera in progetto». Naturale a quel punto, annullare il parere poco motivato della Soprintendenza «dovendo emergere senza margini di incertezza - si legge - le ragioni del contrasto dell’opera con il tutelato interesse paesaggistico-ambientale».