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PRAVISDOMINI - Mikele Tatani è uscito dal coma, è sveglio, quindi in grado di sostenere il processo che lo vede imputato di omicidio stradale. Nel corso di una precedente udienza erano state disposte tre perizie, una di queste con il fine di verificare lo stato di salute nel quale versava il 20enne, ricoverato in gravissime condizioni, e se avesse le giuste capacità per presenziare al processo. Come ha certificato l'avvocato di Tatani, presentando una dichiarazione medica, il giovane è uscito dal coma ed è in grado di affrontare quanto sarà dibattuto in aula. In questo modo non si renderà necessario assegnare l'incarico a un consulente.
Restano invece aperte le altre due perizie, per le quali sono stati nominati i relativi consulenti. Il secondo accertamento tecnico ha come oggetto i telefoni cellulari, posti sotto sequestro, in uso ai due indagati.
La ricostruzione: cosa è successo la notte del 4 marzo
I fatti risalgono alla notte dello scorso sabato 4 marzo, quando per una folle corsa a 140 chilometri all'ora, con sorpasso, perdono la vita due giovani ragazze. Le due auto si sarebbero toccate nel momento in cui la potente Bmw, del padre di Mikele, ha sorpassato la Polo e l’ha urtata. Contatto avvenuto prima che la vettura di Tatani impattasse contro il platano. Un terribile fine corsa, a folle velocità, che ha decretato la morte immediata delle due amiche.
Al volante della Bmw 420, Mikele Tatani, con lui viaggiavano la fidanzata Eralda Spahillari, 19enne di Ponte di Piave, Barbara Brotto, 17 anni, di Oderzo, morte sul colpo, e l'amico Daniel Castelli, 18enne di Motta di Livenza, rimasto gravemente ferito. Nell'altra macchina, una Polo, Gezim Qerosi, di Annone Veneto, insieme ad altri ragazzi, che ora rischiano anche l'imputazione per omissione di soccorso. Sono stati loro a dare l’allarme. A inviare i soccorsi in via Sant’Antonino, a Gorgo al Monticano, poi, però, se ne sono andati.
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Il Gazzettino