Tragedia sulle Alpi, il superstite: «Sono vivo grazie alla mia esperienza»

Tragedia sulle Alpi, il superstite: «Sono vivo grazie alla mia esperienza»
«Sto bene. Mi hanno appena dimesso dall'ospedale»: Tommaso Piccioli è uno dei partecipanti alla spedizione finita in tragedia sulle alpi svizzere nella...

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«Sto bene. Mi hanno appena dimesso dall'ospedale»: Tommaso Piccioli è uno dei partecipanti alla spedizione finita in tragedia sulle alpi svizzere nella haute route Chamonix-Zermatt, dove sono morti 5 italiani, inclusi i suoi tre amici di Bolzano. Dice solo questo all'Ansa, che lo ha contattato al telefono. Alla famiglia ha telefonato ieri. «Mi ha detto 'sto benè - racconta il papà Stefano, anche lui architetto -. Sono all'ospedale. È successa una cosa gravissima e sono sopravvissuto grazie alla mia esperienza».


Prima di chiamare il babbo, Tommaso aveva già telefonato alla madre e alla moglie australiana, con cui vive in Australia la maggior parte dell'anno. In Italia è tornato per votare, e anche per questa escursione. La sua è una vera passione per l'avventura. «Ma questa esperienza - spiega all'ANSA il padre Stefano, che coordina lo studio di architetti di Riccione per cui lavora anche Tommaso - è stata terribile. I suoi amici di Bolzano sono tutti morti». La notte al gelo è stata lunghissima e completamente buia. Tommaso ha cercato di fare ginnastica e non addormentarsi.

«Lui - dice il papà - è rimasto sveglio tutta la notte. Non so come ha fatto. Spronava anche gli altri, a muoversi a non dormire ma nel buio non li vedeva. Non sapeva dov'erano». Quando ha albeggiato Tommaso e un'escursionista tedesca hanno visto dall'altro lato della vallata, dove c'è il rifugio, due sciatori e hanno iniziato ad urlare con quanta voce ancora avevano in gola «help». Loro hanno avvisato il soccorso alpino che è arrivato con l'elicottero. «Ma non poteva atterrare, quindi si è calato un infermiere con il verricello - prosegue Stefano - e li ha portati su uno a uno».


Sul momento Tommaso non sapeva le condizioni degli altri anche se temeva il peggio, dato che aveva visto qualcuno riverso a faccia in giù. In serata, mentre era ricoverato in ospedale a Visp, è stato anche interrogato dalla polizia cantonale «avevano l'elenco ma non glie l'hanno fatto vedere. Adesso - conclude il papà - saprà anche lui» dei morti.
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Il Gazzettino