VENEZIA - «Dal 2017 al 2019, solo in Veneto, i 14 Comuni che avevano sottoscritto dei contratti derivati con le banche hanno dovuto sborsare oltre 40,8 milioni di euro...
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Lo afferma Alvise Maniero, deputato M5S e membro della Commissione d'inchiesta sul sistema bancario e finanziario, commentando i dati ottenuti dal Ministero dell'Economia e delle Finanze (Mef) sui costi dei contratti derivati per gli enti locali del Veneto nel triennio 2017-19. «Il problema - osserva Maniero - riguarda sia grandi città come Venezia e Verona che piccoli paesi come Cimadolmo (Treviso) e Torrebelvicino (Vicenza). I flussi periodici netti in uscita dei Comuni hanno visto bruciare 11,9 milioni nel 2017, poi 14,5 milioni nel 2018 e altri 14,2 milioni nel 2019, per un totale di oltre 40,8 milioni in tre anni. Per quanto riguarda la Regione Veneto, il costo dei derivati oscilla tra i 9,5 milioni del 2017 e gli 8,2 del 2019; le Province di Rovigo, Treviso e Verona invece hanno speso mediamente un milione, 4,9 milioni e 378 mila euro all'anno. E poi ci sono le spese di chiusura anticipata - conclude Maniero - nel senso che qualcuno ha preferito chiamare la banca e pagare per estinguere il contratto: così hanno fatto il Comune di Santa Lucia di Piave nel 2017 e quello di Venezia nel 2018, il primo per 72 mila euro e il secondo per 1,3 milioni, per un totale di quasi 1,4 milioni da aggiungere al conto degli interessi passivi». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino