Testimone non si presenta in aula: da 5 anni fa saltare il processo per il crac Veneta Servizi

Il tribunale di Treviso
TREVISO - Un processo che va avanti da 5 anni e che viene rinviato sempre per lo stesso motivo: il testimone della pubblica accusa, che è la persona che avrebbe...

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TREVISO - Un processo che va avanti da 5 anni e che viene rinviato sempre per lo stesso motivo: il testimone della pubblica accusa, che è la persona che avrebbe beneficiato del reato contestato, non si presenta. L’uomo, che vive in Lazio, è già stato sanzionato con una ammenda di 500 euro e ieri il giudice Umberto Donà gli ha inflitto ancora una multa per lo stesso importo, oltre a disporre, per l’ennesima volta, l’accompagnamento coatto in aula.

Lui è Bartolomeo Catenacci, 65enne della provincia di Roma, un passato da “bancarottiere”, implicato in una storia di ditte di pulizie, con un buon giro di clienti, che avrebbe rilevato insieme ad un complice, il 48enne Carlo Palmisano, residente a Colle Umberto (Tv), affidandone la gestione a parenti o a piccoli pregiudicati. Che, con il passare del tempo, spogliavano le società di tutti i beni e ne dichiaravano il fallimento; subito dopo però nasceva una nuova società alla quale trasferivano clientela e dipendenti. Con questo sistema i due sono riusciti ad appropriarsi di due milioni di euro sulle spalle dei dipendenti delle ditte di pulizie che spesso rimanevano senza stipendio e che altre volte perdevano proprio il posto di lavoro.

Nel 2013 Catenacci era a processo per una appropriazione indebita, somme dovute ad una dipendente della “Veneta Servizi srl” e trattenute da quello che, secondo la Procura di Treviso, era l’amministratore di fatto. Ma Catenacci ricevette una sentenza di assoluzione per effetto della deposizione di Anna Coluccia, 54enne di Vittorio Veneto, che in aula sostenne di non avere avuto rapporti di lavoro e di non aver mai ricevuto ordini o buste paga dal Catenacci. Esattamente l’opposto di quello che aveva detto ai carabinieri. Quella testimonianza servì a mandare assolto l’uomo, ma al giudice monocratico non sfuggì l’incongruenza di quanto era stato detto dalla donna in aula. Morale: gli atti furono restituiti alla Procura che indagò la Coluccia per falsa testimonianza. Contando sul fatto di essere già stato dichiarato non colpevole, nulla impedirebbe a Catenacci di venire a Treviso e deporre su quelle relazioni torbide all’interno della “Veneta Servizi”. Ma il romano non si presenta mai. 
 

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Il Gazzettino